non entro nell'altissimo merito di questa serie fotografica ineccepibile e significativa in tutti i sensi..ma voglio ringraziare per questa esposizione di diverse interpretazioni..costruttive ed efficaci. al di là della visione propostaci....ce ne fossero tante!!!! Forse rifletteremmo maggiormente su troppe cose che spesso fingiamo di non vedere... grazie a tutti
subito dopo aver visto le immagini di questa serie avevo avuto l’impressione che quei volti sorridenti nascondevano un velo di tristezza, ma non sapevo se questa sensazione provenisse dalla visione delle foto o dal sapere che si trattava di bambini del Beira, Mozambico (la cui situazione avevi già descritto in passato), oppure – questa terza ipotesi l’aggiungo dopo aver letto il tuo intervento – derivasse - inconsciamente - dalla visione della foto distonica. Fatto sta che – nonostante questa sensazione – ho optato per una interpretazione volta alla possibilità che le condizioni di vita di questa gente possano migliorare, essendo convinto che se la fotografia fissa una certa realtà, non vuol dire – non può voler dire – che questa realtà sia immutabile nel tempo. Epperò, questo mio credere si deve arrestare di fronte al tuo intervento in cui riporti una visione assolutamente pessimistica per il mondo che hai ritratto, e si deve arrestare perché questo mio credere esprime una visione possibilista solamente teorica, priva, cioè, del contatto diretto con una realtà che tu, invece, hai avuto: una cosa è immaginare, capire e partecipare dal di fuori, un’altra - e ben diversa cosa - è vedere e toccare con mano. Perciò non mi sento di poter dire altro se non che sono molto colpito da questa condizione di esistenza umana così devastata da far venir meno anche la speranza.
Sono belle tutte ma questa foto, la trovo stupenda...
va oltre l'aspetto tecnico, che la sorregge nella sua forma comunicativa (la m.a.f. selettiva)...
va oltre, perché è evidente l'idea ed il pensiero che c'è dietro...
sembra tutto semplice, tutto "già visto"... ma...
- non so quanti avrebbero cercato di mettere a fuoco entrambi i soggetti (penso molti)...
- non so quanti avrebbero messo a fuoco il soggetto in primo piano... (penso molti)
- non so quanti avrebbero messo a fuoco il soggetto sullo sfondo (penso pochi)... ed è proprio questo che fa la differenza...
per me, una scelta felice, che apre a molteplici letture e considerazioni contestualizzate, che sarebbe qui, troppo lungo affrontare.
Complimenti...
Una cosa che mi esalta sempre tantissimo è scoprire una misconosciuta vena di scrittore nelle persone.
Mi emoziona chi spende il proprio tempo, anche di notte, per spiegare cose, rivelare esperienze, cercare di depositare una scintilla di sapere nelle coscienze, senza preoccuparsi di dove andrà a spegnersi questa scintilla e sempre sperando che resti depositata in qualche luogo o prima o poi inneschi altri fuochi…
Assodato il presupposto che qualsiasi proposta genera reazioni diverse in chi recepisce, a seconda della sensibilità, del background soggettivo e più ancora del personale sistema pensante, cosa può far scattare in lui un disegno, un’immagine, più ancora una fotografia…?
Tutto, non solo quello che facciamo o diciamo, ma ancor più come interpretiamo le cose è in diretto riferimento a noi stessi e alla percezione che abbiamo del nostro sé interiore.
Ognuno vedrà e interpreterà a modo proprio, mettendo nella sua interpretazione la proiezione dei propri valori, per cui inevitabilmente potrà anche discostarsi dalla realtà.
Parlando personalmente non ho fatto che interfacciarmi fra te fotografo e i bambini che ti guardavano ammirati/ felici di ricevere una qualsiasi attenzione, e di seguito darti il mio feedback .
Sai perché questo? ho portato a casa da un viaggio in Africa negli anni ‘90 (quindi un bel pacco d’anni fa) il ricordo del sorriso di un bambino mentre mi guardava negli occhi. Mi è rimasto inciso dentro senza mai perdersi, e ha rivoluzionato il mio modo di pensare e sentire in rapporto a certe realtà sociali difficili, vedendo forse tutto sotto una luce diversa da chi si limita per esempio a fare bei viaggi a NY o vacanze tranquille sotto l’ombrellone a Cattolica.
Grazie per l’esperienza indiretta e per il tempo che hai speso, non lo avrai fatto per me, ma è come se lo fosse.
Scusandomi per la licenza confidenziale … CIAo!
Già...infatti avevo scritto "in alcune di queste immagini sembrerebbe che questi bambini sappiano cosa sia l'innocenza e l'infanzia"....in alcune,appunto...ne basta una sola,messa a metà della sequenza,per rompere l'incantesimo.
Incantesimo che a me(a Noi),sicuramente piacerebbe rimanesse a lavarmi la coscienza.
Tornando al documento fotografico,ho scritto che hai fatto una gran cosa perchè,senza scivolare nel pietismo a buon mercato (pietismo che vedo e leggo spesso su questo sito sotto forma di commenti a certe immagini tra l'altro tecnicamente orribili ma che fanno stracciere le vesti agli avventori...gli stessi avventori che sciorinano melassa sotto fotografie di tramonti tropicali) e senza falsare la realtà,giocando sugli equilibri,hai passato,attraverso quello che è il linguaggio fotografico,un messaggio.
"messaggio" nel senso etimologico del termine.
Questo mi fa pensare al potere che un immagine o una serie di esse ha su chi le guarda.Ed è un potere in continua trasformazione.
Ad esempio,mi pare che una volta con l'analogico la Fotografia fosse una sorta di registratore della realtà...col digitale non è più così...la Fotografia diventa una riproduttrice di realtà.Questo perchè l'immagine è riproducibile all'infinito....non esiste più l'originale e la copia o meglio,l'originale e la copia sono la stessa cosa.
E' venuta meno perciò l'idea di Cartier-Bresson del "momento decisivo"....
Non volevo assolutamente fare una disamina,tra l'altro inutile,tra analogico e digitale....stavo ragionando a ruota libera sul potere delle immagini,della Fotografia e quindi della comunicazione........
I primi interventi su questa mia piccola serie mi obbligano a prendere la parola forse distaccandomi un po’ dalla esegesi di stampo propriamente fotografico, a me più congeniale, per intervenire su temi differenti che tuttavia sono comunque propri del reportage di documentazione .
A dire il vero il piccolo portfolio qui proposto è costruito ad arte.
Una serie di bambini spensierati e felici o protetti fra le braccia della propria madre, apparentemente o almeno agli occhi di chi li osserva con una piccola distonia: la fotografia a metà della serie. ma si sa la fotografia non è oggettiva e mostra la realtà che, chi scatta, vuol far vedere. quindi per essere rispettoso della realtà “reale” e “dell’uso che ne vorrai fare”, di quella che Rodger vedeva capovolta sul vetro della sua Rolleiflex, ho giocato con la contrapposizione inserendo fra la prima e la seconda coppia di immagini “ spensierate” una fotografia differente, distonica : quella del ragazzo più maturo che guarda con gli occhi spaesati oltre la macchina fotografica che lo ritrae. Un ritratto che deve la sua intensità espressiva nella assoluta immobilità dell'espressione e nella fissità dello sguardo .
Se non lo avessi fatto non avrei cercato di realizzare quella " fotografia di documentazione “ , quella “concerned photography” che cita Cristian … avrei fatto 4 semplici ritratti. Ma non lo volevo, non mi interessa fotografare " bei bambini"
Chi anticipa o segue “il ragazzo” si manifesta nel modo a lui più congeniale o forse nell’unico possibile : attraverso il sorriso che esprime la speranza e la gioia dell'infanzia, di qualunque infanzia, almeno ai nostri occhi adusi alla vita di una civiltà differente .
qualsiasi bambino è capace di divertirsi con poco ed è sempre curioso … per farlo gli può bastare anche uno straniero stracarico di macchine fotografiche che, chissà per qual motivo, entra anche se per un attimo in contatto con lui . chissà davvero perché , che ne sa il bimbetto dal dito in bocca dell’esigenza di voler documentare al e dall'interno una realtà fatta di disagio , di povertà, di mancanza di speranza, di .. tutto l’inverso che i loro occhi sembrano suggerire? Ma loro non lo sanno ancora . Loro, i bambini, della vita che li aspetta non hanno ancora e sottolineo ancora la consapevolezza ; che sia l’occidentale tecnologico o una lattina vuota da prendere a calci poca è la differenza . i loro occhi gioiosi non suggeriscono allo sguardo di chi li osseva che non è stata sorpassata la soglia del non ritorno, quella che li fa precipitare in una esistenza che, se vissuta all’interno del Grand Hotel Beira , uno dei luoghi a mio avviso più “inospitali” che abbia mai visto, non sarà certamente facile.
Avrei potuto fare l’operazione opposta ed inserire immagini di piccoli bimbetti che cercano il cibo nella spazzatura o che mettono ad essiccare al sole gli stampi per i mattoni ( ne ho di molte di queste immagini) ma forse avrei suscitato inutile pietismo e così ho preferito raccontarli a voi come si vorrebbe che fosse sempre la loro vita , sorridente e spensierata .
ma non è così , lo si sa ed è inutile nascondersi dietro ad un sorriso. Come non è così per i piccoli ammalati, per quelli abusati o sfruttati , per, e sono molti, quelli a cui si chiede pietas o misericordia.
Odio il pietismo ed il servilismo ricco della "fotografia umanitaria" amo la verità di quella " umanistica" . ma su questo mi sono già espresso tempo addietro.
Così , si sa, i tempi della gioia, soprattutto in certi posti, finiscono in fretta: l’adolescenza porta altre consapevolezze e gli occhi del ragazzo non mostrano più molta speranza per un futuro migliore, non esprimono più fiducia verso gli altri sia, non si nutrono di sogni irrealizzabili.
Sono questi gli occhi che più spesso incroci e con la stessa noncuranza di quello che prima , una latina o uno straniero , ti potevano dare, ora, straniero o l lattina che tu sia, diventi a quello sguardo una cosa che non ti serve a molto, diventi "invisibile" e la macchina fotografica sa di poterlo dire.
Così l’augurio di Cristian verrà inesorabilmente disatteso da una vita senza futuro e dell'infanzia non se ne porterà alcun ricordo … i sorrisi cari da Ann Mari si perderanno per lasciar posto a lacrime e disillusioni … la ricchezza che Gino trova nelle treccioline di una bimbetta dallo sguardo curioso verrà persa e dispersa al vento perchè immateriale ... quella ricchezza non ti sfama.
Io lo so che è così, l'ho potuto appurare spesso.
Un’ultima cosa, un auspicio non un consiglio : usate bene la fotografia può raccontare bugie o meglio " verità limitate" anche solamente perchè ci si è " dimenticati" di inserire una sola fotografia distonica. Proprio come affermava Pinna " la fotografia non dice mai la verità, dice o mezza verità o una verità e mezza"
Prima ancora che avesse scritto Volp qui sopra avevo pensato che il sorriso di questi due ragazzini era già il miglior commento che tu potessi ricevere.
CIAo!
Non vorrei rovinare con fiumi di retorica queste fotografie che mi sembra facciono parte di quella che si chiama Fotografia documentaria....mi limito a dire che in alcune di queste immagini sembrerebbe che questi bambini sappiano cosa sia l'innocenza e l'infanzia...mi auguro e gli auguro che sia così.
Paride Pierini 23/12/2013 20:03
lascio su questa la mia ammirazione............isabella bertoldo 22/12/2013 23:21
non entro nell'altissimo merito di questa serie fotografica ineccepibile e significativa in tutti i sensi..ma voglio ringraziare per questa esposizione di diverse interpretazioni..costruttive ed efficaci. al di là della visione propostaci....ce ne fossero tante!!!! Forse rifletteremmo maggiormente su troppe cose che spesso fingiamo di non vedere... grazie a tuttigino lombardi 22/12/2013 21:34
@ Lucasubito dopo aver visto le immagini di questa serie avevo avuto l’impressione che quei volti sorridenti nascondevano un velo di tristezza, ma non sapevo se questa sensazione provenisse dalla visione delle foto o dal sapere che si trattava di bambini del Beira, Mozambico (la cui situazione avevi già descritto in passato), oppure – questa terza ipotesi l’aggiungo dopo aver letto il tuo intervento – derivasse - inconsciamente - dalla visione della foto distonica. Fatto sta che – nonostante questa sensazione – ho optato per una interpretazione volta alla possibilità che le condizioni di vita di questa gente possano migliorare, essendo convinto che se la fotografia fissa una certa realtà, non vuol dire – non può voler dire – che questa realtà sia immutabile nel tempo. Epperò, questo mio credere si deve arrestare di fronte al tuo intervento in cui riporti una visione assolutamente pessimistica per il mondo che hai ritratto, e si deve arrestare perché questo mio credere esprime una visione possibilista solamente teorica, priva, cioè, del contatto diretto con una realtà che tu, invece, hai avuto: una cosa è immaginare, capire e partecipare dal di fuori, un’altra - e ben diversa cosa - è vedere e toccare con mano. Perciò non mi sento di poter dire altro se non che sono molto colpito da questa condizione di esistenza umana così devastata da far venir meno anche la speranza.
G
- René - 22/12/2013 18:18
Sono belle tutte ma questa foto, la trovo stupenda...va oltre l'aspetto tecnico, che la sorregge nella sua forma comunicativa (la m.a.f. selettiva)...
va oltre, perché è evidente l'idea ed il pensiero che c'è dietro...
sembra tutto semplice, tutto "già visto"... ma...
- non so quanti avrebbero cercato di mettere a fuoco entrambi i soggetti (penso molti)...
- non so quanti avrebbero messo a fuoco il soggetto in primo piano... (penso molti)
- non so quanti avrebbero messo a fuoco il soggetto sullo sfondo (penso pochi)... ed è proprio questo che fa la differenza...
per me, una scelta felice, che apre a molteplici letture e considerazioni contestualizzate, che sarebbe qui, troppo lungo affrontare.
Complimenti...
ann mari cris aschieri 22/12/2013 12:22
Una cosa che mi esalta sempre tantissimo è scoprire una misconosciuta vena di scrittore nelle persone.Mi emoziona chi spende il proprio tempo, anche di notte, per spiegare cose, rivelare esperienze, cercare di depositare una scintilla di sapere nelle coscienze, senza preoccuparsi di dove andrà a spegnersi questa scintilla e sempre sperando che resti depositata in qualche luogo o prima o poi inneschi altri fuochi…
Assodato il presupposto che qualsiasi proposta genera reazioni diverse in chi recepisce, a seconda della sensibilità, del background soggettivo e più ancora del personale sistema pensante, cosa può far scattare in lui un disegno, un’immagine, più ancora una fotografia…?
Tutto, non solo quello che facciamo o diciamo, ma ancor più come interpretiamo le cose è in diretto riferimento a noi stessi e alla percezione che abbiamo del nostro sé interiore.
Ognuno vedrà e interpreterà a modo proprio, mettendo nella sua interpretazione la proiezione dei propri valori, per cui inevitabilmente potrà anche discostarsi dalla realtà.
Parlando personalmente non ho fatto che interfacciarmi fra te fotografo e i bambini che ti guardavano ammirati/ felici di ricevere una qualsiasi attenzione, e di seguito darti il mio feedback .
Sai perché questo? ho portato a casa da un viaggio in Africa negli anni ‘90 (quindi un bel pacco d’anni fa) il ricordo del sorriso di un bambino mentre mi guardava negli occhi. Mi è rimasto inciso dentro senza mai perdersi, e ha rivoluzionato il mio modo di pensare e sentire in rapporto a certe realtà sociali difficili, vedendo forse tutto sotto una luce diversa da chi si limita per esempio a fare bei viaggi a NY o vacanze tranquille sotto l’ombrellone a Cattolica.
Grazie per l’esperienza indiretta e per il tempo che hai speso, non lo avrai fatto per me, ma è come se lo fosse.
Scusandomi per la licenza confidenziale … CIAo!
cristian volpara 22/12/2013 11:23
Già...infatti avevo scritto "in alcune di queste immagini sembrerebbe che questi bambini sappiano cosa sia l'innocenza e l'infanzia"....in alcune,appunto...ne basta una sola,messa a metà della sequenza,per rompere l'incantesimo.Incantesimo che a me(a Noi),sicuramente piacerebbe rimanesse a lavarmi la coscienza.
Tornando al documento fotografico,ho scritto che hai fatto una gran cosa perchè,senza scivolare nel pietismo a buon mercato (pietismo che vedo e leggo spesso su questo sito sotto forma di commenti a certe immagini tra l'altro tecnicamente orribili ma che fanno stracciere le vesti agli avventori...gli stessi avventori che sciorinano melassa sotto fotografie di tramonti tropicali) e senza falsare la realtà,giocando sugli equilibri,hai passato,attraverso quello che è il linguaggio fotografico,un messaggio.
"messaggio" nel senso etimologico del termine.
Questo mi fa pensare al potere che un immagine o una serie di esse ha su chi le guarda.Ed è un potere in continua trasformazione.
Ad esempio,mi pare che una volta con l'analogico la Fotografia fosse una sorta di registratore della realtà...col digitale non è più così...la Fotografia diventa una riproduttrice di realtà.Questo perchè l'immagine è riproducibile all'infinito....non esiste più l'originale e la copia o meglio,l'originale e la copia sono la stessa cosa.
E' venuta meno perciò l'idea di Cartier-Bresson del "momento decisivo"....
Non volevo assolutamente fare una disamina,tra l'altro inutile,tra analogico e digitale....stavo ragionando a ruota libera sul potere delle immagini,della Fotografia e quindi della comunicazione........
vog2 22/12/2013 2:17
I primi interventi su questa mia piccola serie mi obbligano a prendere la parola forse distaccandomi un po’ dalla esegesi di stampo propriamente fotografico, a me più congeniale, per intervenire su temi differenti che tuttavia sono comunque propri del reportage di documentazione .A dire il vero il piccolo portfolio qui proposto è costruito ad arte.
Una serie di bambini spensierati e felici o protetti fra le braccia della propria madre, apparentemente o almeno agli occhi di chi li osserva con una piccola distonia: la fotografia a metà della serie. ma si sa la fotografia non è oggettiva e mostra la realtà che, chi scatta, vuol far vedere. quindi per essere rispettoso della realtà “reale” e “dell’uso che ne vorrai fare”, di quella che Rodger vedeva capovolta sul vetro della sua Rolleiflex, ho giocato con la contrapposizione inserendo fra la prima e la seconda coppia di immagini “ spensierate” una fotografia differente, distonica : quella del ragazzo più maturo che guarda con gli occhi spaesati oltre la macchina fotografica che lo ritrae. Un ritratto che deve la sua intensità espressiva nella assoluta immobilità dell'espressione e nella fissità dello sguardo .
Se non lo avessi fatto non avrei cercato di realizzare quella " fotografia di documentazione “ , quella “concerned photography” che cita Cristian … avrei fatto 4 semplici ritratti. Ma non lo volevo, non mi interessa fotografare " bei bambini"
Chi anticipa o segue “il ragazzo” si manifesta nel modo a lui più congeniale o forse nell’unico possibile : attraverso il sorriso che esprime la speranza e la gioia dell'infanzia, di qualunque infanzia, almeno ai nostri occhi adusi alla vita di una civiltà differente .
qualsiasi bambino è capace di divertirsi con poco ed è sempre curioso … per farlo gli può bastare anche uno straniero stracarico di macchine fotografiche che, chissà per qual motivo, entra anche se per un attimo in contatto con lui . chissà davvero perché , che ne sa il bimbetto dal dito in bocca dell’esigenza di voler documentare al e dall'interno una realtà fatta di disagio , di povertà, di mancanza di speranza, di .. tutto l’inverso che i loro occhi sembrano suggerire? Ma loro non lo sanno ancora . Loro, i bambini, della vita che li aspetta non hanno ancora e sottolineo ancora la consapevolezza ; che sia l’occidentale tecnologico o una lattina vuota da prendere a calci poca è la differenza . i loro occhi gioiosi non suggeriscono allo sguardo di chi li osseva che non è stata sorpassata la soglia del non ritorno, quella che li fa precipitare in una esistenza che, se vissuta all’interno del Grand Hotel Beira , uno dei luoghi a mio avviso più “inospitali” che abbia mai visto, non sarà certamente facile.
Avrei potuto fare l’operazione opposta ed inserire immagini di piccoli bimbetti che cercano il cibo nella spazzatura o che mettono ad essiccare al sole gli stampi per i mattoni ( ne ho di molte di queste immagini) ma forse avrei suscitato inutile pietismo e così ho preferito raccontarli a voi come si vorrebbe che fosse sempre la loro vita , sorridente e spensierata .
ma non è così , lo si sa ed è inutile nascondersi dietro ad un sorriso. Come non è così per i piccoli ammalati, per quelli abusati o sfruttati , per, e sono molti, quelli a cui si chiede pietas o misericordia.
Odio il pietismo ed il servilismo ricco della "fotografia umanitaria" amo la verità di quella " umanistica" . ma su questo mi sono già espresso tempo addietro.
Così , si sa, i tempi della gioia, soprattutto in certi posti, finiscono in fretta: l’adolescenza porta altre consapevolezze e gli occhi del ragazzo non mostrano più molta speranza per un futuro migliore, non esprimono più fiducia verso gli altri sia, non si nutrono di sogni irrealizzabili.
Sono questi gli occhi che più spesso incroci e con la stessa noncuranza di quello che prima , una latina o uno straniero , ti potevano dare, ora, straniero o l lattina che tu sia, diventi a quello sguardo una cosa che non ti serve a molto, diventi "invisibile" e la macchina fotografica sa di poterlo dire.
Così l’augurio di Cristian verrà inesorabilmente disatteso da una vita senza futuro e dell'infanzia non se ne porterà alcun ricordo … i sorrisi cari da Ann Mari si perderanno per lasciar posto a lacrime e disillusioni … la ricchezza che Gino trova nelle treccioline di una bimbetta dallo sguardo curioso verrà persa e dispersa al vento perchè immateriale ... quella ricchezza non ti sfama.
Io lo so che è così, l'ho potuto appurare spesso.
Un’ultima cosa, un auspicio non un consiglio : usate bene la fotografia può raccontare bugie o meglio " verità limitate" anche solamente perchè ci si è " dimenticati" di inserire una sola fotografia distonica. Proprio come affermava Pinna " la fotografia non dice mai la verità, dice o mezza verità o una verità e mezza"
ann mari cris aschieri 21/12/2013 22:14
Prima ancora che avesse scritto Volp qui sopra avevo pensato che il sorriso di questi due ragazzini era già il miglior commento che tu potessi ricevere.CIAo!
cristian volpara 21/12/2013 19:27
Non vorrei rovinare con fiumi di retorica queste fotografie che mi sembra facciono parte di quella che si chiama Fotografia documentaria....mi limito a dire che in alcune di queste immagini sembrerebbe che questi bambini sappiano cosa sia l'innocenza e l'infanzia...mi auguro e gli auguro che sia così.Non hai fatto poco Luca.