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PRERSENTAZIONE di DARIO FO
“Marco Polo raggiunse la Cina attraversando la costa d’Africa che costeggia l’Egitto e poi salì e scese montagne e mari senza sbocco… quindi attraversò l’India con i suoi fiumi immensi.” Questo ci assicurano eminenti studiosi.
Adriano Gamberini da Pesaro ha percorso più o meno lo stesso cammino, armato di una macchina fotografica con la quale ha scritto il suo “Milione”.
Adriano è qualcosa di più di un fotografo: è lo scopritore di immagini stupefacenti.
Non porta con sé apparecchiature speciali, né riflettori, né lampi, né trasformatori di luci… insomma degli effetti speciali non sa che farsene, gli basta la sua camera.
Nel suo produrre immagini non c’è nulla di accidentale. Nulla viene dal caso. Ogni foto è calcolata e proiettata dal suo cervello.
Per Gamberini da Pesaro, la fotografia non è solo un’arte, ma di più: è scienza.
Calcolato è lo scorcio, il taglio della luce che si proietta striata di riflessi. I personaggi, donne uomini e bimbi non stanno in posa, spuntano dal buio disegnati da un filo continuo di sole. Un neonato dondola dentro un cesto appeso alle aste del soffitto… e s’avverte il cigolio.
La geometria proiettata è la costante d’ogni sua foto: iscritti in un grande cerchio sono collocati una donna e il suo bimbo, il tondo è determinato da un ombrello spalancato dentro il quale le due figure sono raccolte in un abbraccio magico.
Ha ragione Adriano a identificare in quella madre, la Madonna.
Non le manca nulla: è piena di grazia.
E’ immacolata. Figlio e madre si guardano con amore tanto struggente da commuovere anche il più rozzo degli uomini.
E che dire del colore? Ci vengono in mente subito i fiamminghi e i senesi del ‘200 con il loro croma pulito e così intenso.
Ancora, ti arriva addosso l’immagine di un ragazzo piegato sotto il peso di un sacco più grane di lui. I suoi occhi denunciano la fatica.
Ecco un altro bimbo che espone la sua merce: tre manciate di pomodori, offerti come collane preziose su una tavola di un bianco luminoso.
Il manto di Allah è verde smeraldo. Dal panneggio due bimbe spuntano ridenti.
Quanti pittori vorrebbero saper usare la luce come in quest’altra immagine, dove una madre cinese tiene abbracciato a sé il suo bimbo.
Solo un genio come Caravaggio sarebbe stato in grado di segnare così nitida e precisa la proiezione della fascia luminosa e il triangolo dove stanno iscritte le due figure.
Ed ora fatevi in là che arriva la carica festante dei destrieri montati da guerrieri; le figure dei purosangue arabi esplodono nella piazza trattenute a fatica dai cavalieri. È una sarabanda che centinaia di eccelsi pittori, specie di Francia nell’800 hanno riprodotto con grande perizia.
L’immagine di questa cavalcata sia stata dipinta da Delacroix in persona.
Senza né pausa né dissolvenza si passa al periodo metafisico: un ragazzo nero che mostra la sua bicicletta scassata confrontandola con le due grandi ruote di un carro. Sul fondo, non c’è che un muro bianco di calce.
Si volta pagina e siamo in un monastero dove dei monaci fanciulli, in attesa dell’arrivo del Dai Lama si scatenano in danze festanti.
Sono macchie scure disegnate da un graffito continuo luminoso. Dalle gambe e dai piedi sollevati s’indovina il ritmo del ballo.
Ma il viaggio di Marco Polo con foto non rallenta: attraversa la terra del Mali: ombre lunghe proiettano strisce scure sul terreno causate da travi che sorreggono un tetto inesistente, che permette al sole di penetrare prepotente nello spazio zebrato. Alcuni ragazzini giocano al pallone e poi immersi nell’acqua scura di una salina, uomini imbiancati dalla salsedine sembrano maschere di un rito sacrale.
La processione d’immagini prosegue con sbalzi da capogiro: colonne in prospettiva accentuata di un tempio mussulmano.
Uno splendido viso di ragazza che si affaccia appoggiandosi a un filo spinato.
L’interno di un’osteria orientale, dove poveri avventori bevono e parlano fitto tra loro. Appena fuori il sole sta calando… nel controluce indoviniamo figure avvolte da turbini di vento che solleva nuvole di sabbia.
Un Budda enorme dipinto su un muro. Giovani donne, sedute una vicina all’altra in preghiera.
Il profilo di una splendida donna di colore nel controluce di un drappo di seta.
Donne avvolte nel burka che tengono bambini seminudi per mano.
Un’altra adorabile femmina a seno nudo con un bimbo che si appoggia alla sua spalla.
E poi scale immense, strade strette in un quartiere segnato da archi e ritmi di colonne.
Adriano Gamberini si allontana… un bimbo lo segue con la faccia schiacciata contro il vetro di una finestra, e con le mani sollevate sembra dire: “Torna presto!”.
Dario Fo
“Marco Polo raggiunse la Cina attraversando la costa d’Africa che costeggia l’Egitto e poi salì e scese montagne e mari senza sbocco… quindi attraversò l’India con i suoi fiumi immensi.” Questo ci assicurano eminenti studiosi.
Adriano Gamberini da Pesaro ha percorso più o meno lo stesso cammino, armato di una macchina fotografica con la quale ha scritto il suo “Milione”.
Adriano è qualcosa di più di un fotografo: è lo scopritore di immagini stupefacenti.
Non porta con sé apparecchiature speciali, né riflettori, né lampi, né trasformatori di luci… insomma degli effetti speciali non sa che farsene, gli basta la sua camera.
Nel suo produrre immagini non c’è nulla di accidentale. Nulla viene dal caso. Ogni foto è calcolata e proiettata dal suo cervello.
Per Gamberini da Pesaro, la fotografia non è solo un’arte, ma di più: è scienza.
Calcolato è lo scorcio, il taglio della luce che si proietta striata di riflessi. I personaggi, donne uomini e bimbi non stanno in posa, spuntano dal buio disegnati da un filo continuo di sole. Un neonato dondola dentro un cesto appeso alle aste del soffitto… e s’avverte il cigolio.
La geometria proiettata è la costante d’ogni sua foto: iscritti in un grande cerchio sono collocati una donna e il suo bimbo, il tondo è determinato da un ombrello spalancato dentro il quale le due figure sono raccolte in un abbraccio magico.
Ha ragione Adriano a identificare in quella madre, la Madonna.
Non le manca nulla: è piena di grazia.
E’ immacolata. Figlio e madre si guardano con amore tanto struggente da commuovere anche il più rozzo degli uomini.
E che dire del colore? Ci vengono in mente subito i fiamminghi e i senesi del ‘200 con il loro croma pulito e così intenso.
Ancora, ti arriva addosso l’immagine di un ragazzo piegato sotto il peso di un sacco più grane di lui. I suoi occhi denunciano la fatica.
Ecco un altro bimbo che espone la sua merce: tre manciate di pomodori, offerti come collane preziose su una tavola di un bianco luminoso.
Il manto di Allah è verde smeraldo. Dal panneggio due bimbe spuntano ridenti.
Quanti pittori vorrebbero saper usare la luce come in quest’altra immagine, dove una madre cinese tiene abbracciato a sé il suo bimbo.
Solo un genio come Caravaggio sarebbe stato in grado di segnare così nitida e precisa la proiezione della fascia luminosa e il triangolo dove stanno iscritte le due figure.
Ed ora fatevi in là che arriva la carica festante dei destrieri montati da guerrieri; le figure dei purosangue arabi esplodono nella piazza trattenute a fatica dai cavalieri. È una sarabanda che centinaia di eccelsi pittori, specie di Francia nell’800 hanno riprodotto con grande perizia.
L’immagine di questa cavalcata sia stata dipinta da Delacroix in persona.
Senza né pausa né dissolvenza si passa al periodo metafisico: un ragazzo nero che mostra la sua bicicletta scassata confrontandola con le due grandi ruote di un carro. Sul fondo, non c’è che un muro bianco di calce.
Si volta pagina e siamo in un monastero dove dei monaci fanciulli, in attesa dell’arrivo del Dai Lama si scatenano in danze festanti.
Sono macchie scure disegnate da un graffito continuo luminoso. Dalle gambe e dai piedi sollevati s’indovina il ritmo del ballo.
Ma il viaggio di Marco Polo con foto non rallenta: attraversa la terra del Mali: ombre lunghe proiettano strisce scure sul terreno causate da travi che sorreggono un tetto inesistente, che permette al sole di penetrare prepotente nello spazio zebrato. Alcuni ragazzini giocano al pallone e poi immersi nell’acqua scura di una salina, uomini imbiancati dalla salsedine sembrano maschere di un rito sacrale.
La processione d’immagini prosegue con sbalzi da capogiro: colonne in prospettiva accentuata di un tempio mussulmano.
Uno splendido viso di ragazza che si affaccia appoggiandosi a un filo spinato.
L’interno di un’osteria orientale, dove poveri avventori bevono e parlano fitto tra loro. Appena fuori il sole sta calando… nel controluce indoviniamo figure avvolte da turbini di vento che solleva nuvole di sabbia.
Un Budda enorme dipinto su un muro. Giovani donne, sedute una vicina all’altra in preghiera.
Il profilo di una splendida donna di colore nel controluce di un drappo di seta.
Donne avvolte nel burka che tengono bambini seminudi per mano.
Un’altra adorabile femmina a seno nudo con un bimbo che si appoggia alla sua spalla.
E poi scale immense, strade strette in un quartiere segnato da archi e ritmi di colonne.
Adriano Gamberini si allontana… un bimbo lo segue con la faccia schiacciata contro il vetro di una finestra, e con le mani sollevate sembra dire: “Torna presto!”.
Dario Fo
Ngone 31/12/2013 16:56
Ciao amicoMi piace il tuo profilo in questa rete di comunità e penso che sei una brava persona, ci vogliono essere amici non so come vi sentirete su di esso, può scrivere a me attraverso la mia e-mail e vi dirà tutto sulla mia auto, comprese le mie immagini.( benitalusie@gmx.com ) mi dispiace che se io ti sto imbarazzante, mi deve spiegare me stesso a voi ( benitalusie@gmx.com )
tuo amore,
Miss Benita
Hello friend
I like your profile in this community network and I think you are a nice person,i want us to be friends i don't know how you will feel about it,please you can write to me through my email and i will tell you all about my self including my pictures.( benitalusie@gmx.com ) I'm sorry if i am embarrassing you, i shall explain my self to you ( benitalusie@gmx.com )
yours in love,
Miss Benita
Massimo Lavarian 09/12/2008 6:21
Un grosso saluto ed un enorme piacere.Francesco Ottato 04/10/2008 22:43
Grazie per il commento.
Francesco
MaC. 28/09/2008 21:34
Grazie per aver visitato la mia mostra online e per il gradito commento.Un caro saluto, Mario
Gianni Boradori 26/09/2008 12:59
Grazie!!!!!Stefano Muzzarelli 24/09/2008 19:32
Grazie di vero cuore del gradito commento......a presto.ivano mostosi 23/09/2008 19:08
grazie!Luciano Bortignon 23/09/2008 16:58
Cercavo le tue foto...curiosità morbosa , poichè dopo una presentazione così ricca di colorazione e di contenuti di Dario Fo..non potevano che essere meravigliose come quella esposta in copertina.Grazie dell'attenzione.
Luciano
Emanuele Teobaldelli 23/09/2008 8:28
grazieBodil Hegnby Larsen 22/09/2008 23:37
Grazie tante Adriano e benvenuto!ciao ;-)
Paolo Astori 22/09/2008 22:54
Ciao Adriano, grazie per la tua visita.Benvenuto!
Paolo.
Giuseppe Cappitta 22/09/2008 22:06
Benvenuto e grazie mille per il commento.Giuseppe
alessandro odisio 22/09/2008 20:43
grazie Adrianociao
anche per questa :
Andrè Moreau 22/09/2008 18:14
Grazie molte Adriano.Signora Narda 22/09/2008 18:04
grazie mille del commento!a presto
Francesca