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Progetto "Foto&Racconti": Il racconto di lei (Pettazzoni-Rigoglioso)

Progetto "Foto&Racconti": Il racconto di lei (Pettazzoni-Rigoglioso)

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Progetto "Foto&Racconti": Il racconto di lei (Pettazzoni-Rigoglioso)

Il racconto di lei

Per una migliore visione cliccare sul link per la versione PDF:
http://www.francescotorrisi.com/Foto&Racconti/Rigoglioso_Pettazzoni_Il_racconto_di_lei.pdf

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Fotografia di Arnaldo Pettazzoni
Racconto di
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In una bella mattina di fine luglio i miei si preparavano per le vacanze ed io, come sempre in quest’occasione, ero euforico: finalmente avremmo lasciato la città per andare in campagna nella casa dei nonni.
Ricordo che l’anno precedente avevo iniziato ad esplorarne ogni stanza, e spesso perdevo molto tempo ad assaporare anche i più piccoli segni del tempo passato, cercando di ricollegarli ai racconti di mia madre, Caterina. Molto attaccata alle sue origini paesane, mi parlava di quella casa dove la sua vita da bimba e poi da ragazza era trascorsa, fino al giorno del suo matrimonio con Mario, il mio papà.
Non avevo, però, ancora visitato il solaio dove, mi diceva la mamma, c'erano tante di quelle vecchie cose da poter aprire un negozio... quindi quest’anno avrei iniziato proprio da lì.
"Franco! Franco!". Era il papà che mi chiamava per la partenza.
Finalmente dopo circa 3 ore di viaggio arrivammo, e quando tutto fu sistemato chiesi il permesso di poter iniziare il mio giro.
Salite le scale entrai e subito una cosa attirò il mio sguardo, un baule nell’angolo, di quelli che hanno le cerniere di ferro e le chiusure con lucchetti. Ma i lucchetti non c’erano e quindi... lo aprii. Trovai nel suo interno una scatola di legno finemente lavorata, la schiusi e subito balzò ai miei occhi questa foto di bimba che sembrava guardarmi.
Era strana quell’altalena, non era in un giardino... Incuriosito, scesi di sotto e la feci vedere alla mamma.
Nel vedere la fotografia le vennero gli occhi lucidi ma non per la tristezza: quegli occhi che vengono quando un bel ricordo ti ritorna in mente. Mi prese sotto il braccio e mi racconto che il nonno Franco, così si chiamava, doveva mettere in ordine il magazzino e per non farla annoiare fissò due corde alla trave del soffitto legando alle estremità opposte una cassetta da frutta, costruendo quella specie di altalena... A lei piaceva tantissimo, e tra una spinta e l’altra le raccontava anche qualche storia mentre riusciva a sistemare il disordine. Quante volte questi momenti si sono ripetuti, tante e tante, tutte sempre rimaste nel cuore, mi raccontò mia madre. E da quel giorno il suo rifugio era quello e, se avessi voluto, poteva essere anche il mio.
Ora nonostante il tempo trascorso e i miei 24 anni, tutte le volte che o da solo o con mio padre andiamo nella casa di campagna mi rifugio in quell’angolo e aspetto il racconto di mia madre, che puntualmente nella mia fantasia prende corpo mentre fisso la fotografia di lei che dondolando mi regala momenti di sereni e nostalgici ricordi.

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