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Premium (Pro), Barcelona, Catalunya

Burano. I merletti

9 de maig de 2011, a les 12:02h
Canon EOS 40D, objectiu EFS 17-85mm f/4-5.6 IS USM

Burano.
Laguna Veneta.

Lettera dal passato

Il dono delle Sirene
(A cura di Daniela Zamburlin)

Marco Querini 29 giugno 1793

Mia adorata Corinna,
vedendovi qualche giorno fa nel giardino di messer Antonio Foscarini, riccamente adorna di trine, sentii un tuffo al cuore. Tanta era la vostra grazia che perfino Venere, incontrandovi, avrebbe dovuto inchinarsi alla vostra bellezza e l'abito che aveva il privilegio di avvolgere la vostra splendida figura mi ricordò una garbata leggenda. La raccontava mia nonna quasi a voler aggiungere una sfumatura romantica allo straordinario potere di seduzione che in realtà le trine
posseggono. In un tempo molto lontano, viveva a Burano una fanciulla di nome Dolfina. Era bionda di capelli e bianca di pelle. Aveva uno sguardo dolce e un sorriso gentile, mani sottili e laboriose. Di lei si innamorò, subito riamato, un giovane pescatore, Polo. I due giovani cominciarono presto a far progetti di matrimonio.
Purtroppo a quei tempi fare il pescatore era mestiere da poveri: si guadagnava appena per mettere in tavola una fetta di polenta magari accompagnata da una sardina 'in saor', troppo poco per mantenere una famiglia. Polo, però, era deciso a sposare Dolfina e, da uomo onesto qual era, voleva offrirle un pegno delle sue intenzioni, un dono di fidanzamento. Ma non aveva denaro, e si angustiava.
Un giorno, mentre pescava, si accorse che tra le maglie della rete si era impigliato qualcosa di strano. Era un'alga sfrangiata e traforata, incrostata di sali marini che la rendevano solida e consistente. Era veramente stupenda. Sembrava lavorata dalle sirene. Polo la prese delicatamente e subito pensò che quello poteva essere il dono per la sua amata. Quando Dolfina la vide ne rimase incantata ma si preoccup-
pò: quell'alga meravigliosa era fragile e sarebbe bastato un nonnulla per distruggerla. Pensò come poterne mantenere la bellezza e le venne un'idea: prese ago e filo e riprodusse, copiandolo, il disegno dell'alga. Intrecciando il filo ricostruì i pieni e i vuoti in una rete aerea e resistente. Ottenne un capolavoro di incredibile perfezione: era nato il merletto.
Questa la leggenda. Ora vengo alla storia. Importata da Bisanzio ma affermatasi a Venezia con valori propri e originali, l'industria dei mer-
letti si era diffusa in città nel secolo XV e dal 1414 era stata protetta e incoraggiata da Giovanna Dandolo, moglie del doge Pasquale Malipiero. La moda si impadronì dei nuovi manufatti e ne impose l'uso. Ben presto i merletti vennero applicati dappertutto: sui paramenti sacri, sugli arredi per altare, su coperte, lenzuola, tende e cuscini. Passarono quindi a guarnire baveri, collari, polsini e il loro prezzo era così elevato che il governo si vide costretto a proibire l'uso di questo ornamento. La fama dei merletti prodotti dalle donne veneziane si diffuse in tutta Europa: Riccardo III, in occasione della sua incoronazione a re d'Inghilterra nel 1483, indossò un abito sfarzosamente adorno di pizzi e Caterina de' Medici, regina di Francia, li acquistava per tutte le sue esigenze. Verso la fine del XVI secolo un'altra dogaressa, Morosina Morosini, moglie di Marino Grimani, istituì in contrada Santa Fosca un laboratorio di merletti per riprodurre le meravigliose trine che i baili della Serenissima le portavano in dono al ritorno dall'Oriente. Sotto la guida della mistra Catina Gardin un centinaio di ricamatrici impreziosivano a 'punto Venezia' indumenti, lenzuola e tovaglie.
Da quel primo laboratorio, tramandata da madre a figlia, si sarebbe sviluppata una forma di artigianato artistico che diventò un'industria fiorente e remunerativa. Monarchi, prelati e nobili spendevano somme favolose per ornare di merletti abiti femminili e maschili, ventagli e persino scarpe. La Serenissima tutelò la nuova industria emanando leggi severissime: colui che portava l'arte fuori del paese sarebbe stato considerato in conto di traditore, ne sarebbero stati imprigionati i familiari e sarebbe stato fatto segretamente uccidere se non fosse tornato.
Ecco mia amata dove siamo arrivati partendo dai vostri pizzi. Anche voi mi state uccidendo segretamente perché il vostro disinteresse nei miei confronti è mortale. Aspetto un cenno e se non sarà per amore che sia per pietà.

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Section
Dossier Venezia
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Exif

APN Canon EOS 40D
Objectif ---
Ouverture 6.3
Temps de pose 1/125
Focale 85.0 mm
ISO 100