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Progetto "Foto&Racconti": Crispino (Larsen-Pettazzoni)

Progetto "Foto&Racconti": Crispino (Larsen-Pettazzoni)

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Progetto "Foto&Racconti": Crispino (Larsen-Pettazzoni)

Crispino

Per una migliore visione cliccare sul link per la versione PDF:
http://www.francescotorrisi.com/Foto&Racconti/Pettazzoni_Larsen_Crispino.pdf

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Fotografia di Bodil Hegnby Larsen
Racconto di Arnaldo Pettazzoni
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Oggi vivo in una città apparentemente perfetta, convinzione che hanno gli amministratori di turno residenti nel palazzo settecentesco in pieno centro storico.
La verità è che io sono nato in aperta campagna, in una casa colonica isolata all'interno dell'immensa pianura. Tra risaie e campi di grano vidi la luce, e il primo pianto lo feci sul lettone dei miei genitori. Ho ancora in memoria i silenzi ovattati che entravano di notte dalla finestra della mia cameretta in compagnia del mio cane che come un fratello battezzai con un nome umano, trovato nel calendario tra i nomi dei santi, Crispino. Condivideva il letto con me, non mi abbandonava mai, sia nel sonno che nei giochi. Era come un fratello, che purtroppo non avevo.
Quel cane da caccia aveva perso l'istinto delle ferme e dei comandi, usava i denti solo per cibarsi o mostrarli raramente a chi si avvicinava a me in modo offensivo. Mi difendeva a oltranza, come un fratello maggiore.
Si spense anni fa di vecchiaia ed io non capendo – peggio, non accettando il perché si dovesse morire – mi disperai per giorni e notti, piangendo su quel rettangolo di terra mossa che fece mio padre appena fuori il recinto di casa.
La vecchia casa di campagna è diventata un ricordo, i miei genitori avevano cessato di vivere lasciandomi tutti gli averi, compresa la solitudine. Vendetti il terreno, la casa e rimediai a fatica con il ricavato della vendita un appartamentino in città. Vivevo solo, leggermente disinteressato ad una compagnia femminile e la mia esistenza si avvaleva del mio lavoro di commesso alla Esselunga e di un piccolo svago che era la pesca. All'interno del megasupermercato, dove esistevano negozi che vendevano ogni genere di mercanzia, notai per caso una frase curiosa sovrastare una vetrina: “Non essere indifferente, non costo nulla”.
Mi fermai e tra un mucchio di carta stampata tagliata a strisce notai un cucciolo mordicchiare un finto osso, rimasi in apnea per la meraviglia, si accese di colpo la memoria, sentii gli odori di quell'infanzia entrarmi nelle narici... li sentivo come veri.
Stessa razza di Crispino? Non saprei dirlo, ma di fatto mi trovai a camminare con un cestino di vimini con dentro il cucciolo, che terrorizzato continuava a guaire nonostante le mie raccomandazioni.
Sono passati due decenni... ho una moglie e una splendida bambina e viviamo nello stesso appartamento. Crispino, il secondo cane, si spense anche lui per un male incurabile, mettendo mia figlia in una momentanea ma profonda depressione. Lo tumulammo in un cimitero per animali sui colli fuori città e mia figlia incise su legno una raccomandazione alla terra che lo ricopriva: “sii leggera su di lui come lui lo fu calpestandoti”. Ha ereditato da me lo stesso sentimento che provo io per gli animali, sentimento talmente profondo che in Spagna durante una vacanza partecipammo come spettatori ad una corrida, e... “mai più!!!”, ci ripetemmo mentre uscivamo dall'arena. Tifammo entrambi per tutto il tempo che durò per il toro.

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