Tra delirio e realtà
Tratto dal Romanzo di Narrativa
La donna onirica
Titolo: Tra delirio e realtà
Passato, presente e futuro tra delirio e realtà
L’inizio
Mary la protagonista della storia subisce un grave avvelenamento da gas nocivi durante la sua permanenza nella capitale degli Stati Uniti.
Viene trasportata a Las Vegas in un centro rinomato per aver risolto, grazie a macchinari tecnologici avanzati, diversi casi similari al suo.
La giovane imprenditrice tuttavia, dopo due giorni di febbre alta e nonostante le cure ricevute, immersa in un limbo dorato, cade in coma.
Rivivrà parte della sua vita passata e non solo…
Poco prima di svegliarsi, però, farà dei terribili sogni premonitori nei quali si ritroverà a lottare contro un nemico ben più grande del suo incubo Sean Kilkenny:
qualcosa di gigantesco e inarrestabile sta per abbattersi sul pianeta terra!
Da qui Mary inizia un lungo viaggio solo in parte onirico.
La donna, a tratti, esce dallo stato di coma e riesce a sentire quello che accade intorno a lei.
Qualche ora dopo…
Sentendo la voce familiare di Silvia, proseguii:
Dall’altra parte, un minuto di silenzio.
Silvia le assicura che sarebbe arrivata in un paio di giorni.
Respiro profondamente e guardo l’orologio da polso, le tre del pomeriggio.
Decido di fare una doccia.
Mentre il sapone profumato scivola sul corpo, deliziandolo dolcemente, sento bussare alla porta.
La voce femminile che mi chiama è concitata e stranamente familiare…
eppure mi sembra camuffata, ovattata.
Mi infilo l’accappatoio, ancora insaponata vado ad aprire.
Delusa, non vedendo nessuno, torno nella doccia mentre i ricordi mi prendono per mano.
Eccomi di colpo bambina:
scorre la mia infanzia…. mi sembra di essere in uno spazio sospeso.
Il tempo si ferma.
Mia madre, nel giorno dell’Epifania, mi faceva trovare la calza sotto alla cappa della cucina.
In testa mi ronza ancora quella voce che, poco prima, mi chiamava da dietro la porta della mia stanza di albergo.
“Forse mi sbaglio”.
Penso che sono stanca, il viaggio e tutto il resto.
Massaggio i muscoli del viso con le mani ancora insaponate.
Ora gli occhi mi bruciano, mi sciacquo bene il volto e scaccio con forza il curioso episodio dalla mente.
Poco dopo, seduta sul letto, chiamo a casa per avvertire mamma che sono arrivata.
Sto per comporre il numero quando sento di nuovo bussare alla porta.
Riconosco dall’altra parte i guaiti di Flash, il mio cane lupo.
Subito dopo la voce dell’ispettore Corradi mi intima di aprire immediatamente.
Mi gira la testa, non riesco a muovere un muscolo.
Ma cosa mi sta succedendo?
Distrattamente ascolto alla radio le ultime notizie riguardanti il congresso al quale avrei dovuto partecipato anche io.
In quel preciso istante realizzo che non riesco a muovermi, né a parlare, posso solo ascoltare.
Dove sono? Perché le palpebre rimangono chiuse?
Vorrei aprirle. Niente da fare.
Accanto a me, una voce familiare mi parla dolcemente.
Lo riconosco, è lui, il mio “salvavita”:
Un brivido mi trapassa il cuore e mi squarcia l’anima, non voglio stare in silenzio.
Questo è quello che avrei voluto dire.
Dalla mia bocca non esce nulla.
Lui però che mi conosce, prima di andare via accende la radio.
Lo benedico per avermi resa felice.
Mary cade in coma.
Lo speaker, in inglese, parla di una nube tossica avvistata da un satellite che si sta velocemente avvicinando al nostro pianeta e che, nelle ultime ore, vi era stato un fenomeno inspiegabile:
pioveva colla, o meglio, una sostanza collosa quasi melmosa, liscia e puzzolente.
A Washington la notizia della pioggia appiccicosa arrivò proprio nel bel mezzo del “congresso mondiale per la pace e la difesa dell’umanità”, destando nei presenti curiosità, ilarità, costernazione e preoccupazione.
I casi, apparentemente inspiegabili, aumentavano ogni giorno.
Mi resi conto ad un tratto che non stavo vivendo, o meglio, ero viva ma solo in parte.
Me lo confermò Corradi, poco dopo, insieme alla notizia che Silvia era appena atterrata a Washington e stava venendo da me.
(I due, proprio davanti al letto d’ospedale, si dichiarano l’uno innamorato pazzo dell’altra.
Sapendo quanto ci tenevo ad essere presente al congresso, decidono di parteciparvi al mio posto.
L’ispettore lasciò al mio capezzale l’appuntato Mariani, Flash e Irma).
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