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Mauro Stradotto


Premium (Pro), Roma

Alba sul medioevo

Il castello di San Michele (in tedesco Michelsburg) è un castello che si trova a San Lorenzo di Sebato, vicino a Brunico, in Provincia di Bolzano. Il castello è anche noto con il nome "Castello del Principe Vescovo Andrea". Il nome italiano, san Michele, è stato creato solo nel corso dell'italianizzazione ad opera del fascismo, ed è un'invenzione, riferendosi il nome originario, Michelsburg, non al nome proprio "Michele", ma all'aggettivo alto tedesco medio "michel" che significa "grande, maestoso" (il "grande castello").

Commentaire 17

  • AAAAABBBB 10/03/2021 11:43

    Bellissima !!!  Grande scatto e realizzazione !!
    Alessandro
  • Adele D. Oliver 09/03/2021 20:56

    a wonderful painting ... so beautiful your capture
    from this angle and your very special editing work -
    compliments !!!
    warm regards,
    Adele
  • lucy franco 09/03/2021 20:27

    La tua cifra è ormai inconfondibile, il risultato è sempre un omaggio ai maestri  paesaggisti.
  • H. Endres 09/03/2021 19:55

    Wundervolle Aufnahme und sehr schöne Bearbeitung.
    LG Harald
  • Lothar F 09/03/2021 16:08

    Eine sehr schöne Aufnahme mit interessanter Information.
    LG, Lothar
  • Vitória Castelo Santos 09/03/2021 15:51

    Una bella immagine
    Bravo
  • Giorgio Montani 09/03/2021 11:54

    L'immagine sembra proprio provenire da quella lontana età. Il trattamento in post ne accentua le caratteristiche. Ottima!
  • Fred Maro 09/03/2021 11:43

    Tres tres bien!
    Fred
  • Mark Billiau. 09/03/2021 11:16

    Beautiful capture of this castle in a very good composition !
  • ann mari cris aschieri 09/03/2021 11:06

    Con questa immagine meravigliosa mi hai fatto tornare in mente le tante escursioni fatte tra gli anni 70 e 80 per raggiungere questo maniero partendo da Reischach (Riscone).
    Era una camminata non troppo faticosa, lungo tranquilli sentieri serpeggianti nella natura, perfetta per portarsi appresso bambini e cani senza stancarli troppo.
    Il tempo sovrappone i ricordi e da tanto non mi tornava più in mente nonostante sia stata un'esperienza ripetuta più volte.
    Ti debbo proprio ringraziare di questo tuo pregevole lavoro che serberò tra i miei preferiti.
    Un caro saluto,  CIAo!
    • Mauro Stradotto 09/03/2021 17:43

      E' commovente il tuo commento che sposa anche i miei ricordi. Sull'argomento ho scritto un libro: "Emozioni Parallele", ti voglio allegare un capitolo:

      Destini

      Come foglie che cadono in autunno così i nostri destini s’incrociano e subito si separano.
      Sono gli incontri di tutti i giorni mentre passeggiamo per strada: bimbi che giocano correndo ci urtano per qualche secondo; due vecchietti si sorreggono a vicenda e lentamente vengono verso di noi, per un momento ostacolano il nostro cammino. Un mendicante ci saluta e chiede l’elemosina. Una bella donna vanitosa ci fissa con i suoi occhi scintillanti. Due innamorati, proprio mentre noi passiamo, si baciano intensamente ostentando la loro passione. Sono istanti, millesimi della nostra vita eppure molte di quelle visioni ci restano impresse nella mente e nei ricordi per sempre. Apparentemente senza motivo se non per una semplice verità: sono la vita!
      Durante una tempesta autunnale, il vento scuote le foglie, che in un turbinio s’incontrano sbattendo una contro l’altra fondendo i loro colori, creando una tavolozza di verdi, aranci, rossi, gialli, marroni. Una fusione di destini comuni. Le foglie a centinaia, a migliaia ci sfiorano mentre noi percorriamo quel viale senza fine. Una foglia tocca la nostra spalla e rotolando cade a terra. Qualche volta mi sono chinato, attratto da una foglia dai colori brillanti che incarnano la stagione che avanza, l’ho colta e l’ho portata a casa e posta in bella evidenza nella mia libreria, per un tempo indefinito è entrata a far parte della mia vita.
      Così sono gli incontri casuali fra le persone. A volte da quegli incontri nascono delle belle amicizie come quella con la cara Rosi. Altre volte ci si trova, si scambiano due parole e dopo l’incrocio le strade si separano per sempre.
      Mi è capitato diverse volte durante le mie escursioni fra i monti del Tirolo.
      Una volta incontrai un bambino pastore al quale chiesi le ultime informazioni per la via da seguire nella luce e nella pace dell’alpeggio d’alta quota. Non lo trovai più durante il ritorno, i nostri destini si abbracciarono solo per qualche istante.
      Da giovane ero sempre alla ricerca di nuovi itinerari, sconosciuti al turismo di massa: laghetti alpini sopra i duemila metri, cime inesplorate, sentieri appena segnati che fra i ghiaioni e le rocce raggiungevano vette isolate.
      Mi avviavo da solo verso l’alba e vedevo spesso il sole sorgere da dietro le cime quando avevo già iniziato il mio percorso.
      Un giorno, durante una delle mie avventure, incontrai un vecchio della montagna, seduto su una grossa roccia. Impugnava un bastone nerboruto, indossava un vecchio cappello da pastore, pantaloni di velluto marrone e degli scarponi aggrinziti quanto la pelle del suo viso.
      Poggiato su un sasso un cannocchiale molto vissuto, come il suo padrone.
      Mentre salivo, dal basso avevo già messo a fuoco quella sagoma umana, che scrutava con l’antica ottica la cresta di confine con l’Austria.
      Accennai un sorriso appena giunsi davanti a lui, tentai un saluto ma il vegliardo mi guardò con aria severa e con le poche parole di italiano che sapeva disse: “mai soli in montagna!”
      Con fatica ripresi il cammino ripensando a quelle poche parole. Per anni ogni tanto rimbombavano nella mia mente e nei miei pensieri seguendo il ritmo accelerato del mio cuore sotto sforzo nei tratti più duri delle salite. Non riuscivo a capirne il significato. Nel 1996, all’improvviso, furono però tragicamente chiare. Se l’emozione me lo permetterà, svelerò il loro significato nel prossimo capitolo.
      Quando arrivai finalmente in vista del laghetto glaciale meta della mia escursione, mi voltai a cercare il vecchio. Sul grande masso non c’era più, sparito, come inghiottito dalle brume del primo mattino che dalla valle risalivano i pendii fin verso le vette più alte. Si trattò di una apparizione dovuta all’estrema fatica? Probabilmente no. Ancora una volta l’incontro effimero di due destini.
      In prossimità dei duemila metri il bosco incominciò a diradarsi. Qualche metro più in alto, gli alberi lasciarono il posto agli arbusti e alle praterie alpine. Il tarassaco e le margherite si alternavano a piccoli agglomerati di arnica e calendula. Fra i cespugli di rododendro mi salutavano alcune famigliole di genziana. Ero quasi giunto sulle rive del piccolo lago quando spuntarono dritti fra le rocce i fiori del semprevivo sui quali placida riposava la farfalla Apollo delle Alpi (Parnassius Apollo). Una sosta per alcune indimenticabili fotografie prima di raggiungere le limpide, gelide acque.
      La mia meta quel giorno era il Lago Verde alle Cime di Pozzo. Il lago è immerso in una conca collinosa completamente verde (da qui forse il nome), ed è regno delle rane che lo popolano e delle mucche che si fermano ad abbeverarsi alle sue acque. Ero giunto a 2258 metri s.l.m.
      Per godere meglio lo spettacolo, salii ancora pochi metri in prossimità di un grande blocco di roccia levigato sulla parte sommitale a ricordare una grande sedia. A volte questi massi vengono chiamati le sedie delle streghe. Lassù però ciò che stregava era il paesaggio. Passai dei minuti seduto ad ammirare. Mi sentivo in cima al mondo. Dimenticai tutte le ansie della città e del lavoro. Mi sembrava di toccare il cielo con un dito, di essere in Paradiso. Percepii tutta la grandezza del Divino e del Creato.
      Dopo minuti di pura estasi mi girai e vidi che poco sopra di me vigilava una piccola vetta. Ripresi le forze e il fiato e non reggendo alla tentazione incominciai a salire il ghiaione. A distanza di tanti anni sento ancora l’eco dei miei passi che riecheggiano fra i mille sassi. Raggiunsi la vetta sulla quale trionfava una grande croce. Ero solo!
      La cima fa da confine fra la Val Pusteria e la Valle di Selva dei Molini entrambe incorniciate a breve distanza dalla cerchia di vette delle Alpi Austriache.
      Mi inebriai per minuti di quella solitudine. Il vento sferzava la cima e fischiava un canto di pace e felicità.
      Mi girai verso la valle alle mie spalle e vidi un puntino rosso che si muoveva lentamente nel verde. Quando fu più grande rivelò la sagoma di una persona. In quella situazione e sensazione di infinito i destini si amano. Alzai la mano in segno di saluto, fui ricambiato. Aspettai il suo arrivo, era un esploratore austriaco. A gesti ci spiegammo. Prima uno e poi l’altro posammo sotto la croce per uno scambio di fotografie. Alcuni istanti ancora rimanemmo in silenzio puntando gli occhi verso la grandezza immortale delle vette. Ci abbracciammo per poi con un sorriso scendere sui lati opposti della montagna verso i nostri destini che hanno avuto nell’Eden il loro incrocio.
    • ann mari cris aschieri 09/03/2021 18:14

      Grazie infinite Mario, ho letto con vero entusiasmo perchè mi sono rispecchiata nel tuo racconto.
      Anche io dò importanza al karma degli avvenimenti e degli incontri    - anche minimi - che sembrano capitarci per caso e invece sono sicura che contengono indicazioni di percorso e suggerimenti da seguire....
  • claudine capello 09/03/2021 10:28

    che architettura maestosa!!!!! complimenti ottima inquadratura cl
  • DT-Fotografie 09/03/2021 10:21

    Ein wunderschönes Bild, wie ein altes Gemälde.

    ciao Detlef
  • Benita Sittner 09/03/2021 10:06

    ....wie ein Gemälde aus alter Zeit....VLG Benita
  • JX 09/03/2021 9:37

    Bellissima photo mit dieser Burg.
    LG Beat