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Cappello e guanti

(miei)...
... visto che mi impicciavano li avevo appoggiati sulla panchina;
tanto valeva infilarli nella foto...

Possibile che nessuno abbia notato dove ho messo la firma?
eh,eh,eh!

Commentaire 41

  • giovannimontesi53 20/05/2012 15:16

    Solo oggi sono incappato nei tuoi scatti, li definisco di grande espressività, che accoppiati alla didascalia rendono tutto più+++++, apprezzo molto anche la Tua ironia, un saluto Giovanni.
  • Icaro Pigolotti 15/05/2011 18:00

    molto bella +++++
  • Emir Hadzidervisagic Roki 03/05/2011 14:36

    Ancora una volta bravo amico Gigi, bellissima idea, composizione fantastica, luce ottima, presentazione perfetta, anche complimenti di nuovi, alle prossime, buona e felice giornata...Emir
  • Alberto Angelici 25/12/2010 18:16

    Ma certo che l'abbiamo vista, sul fianco della panca, sicuramente scomoda così senza schienale ( e piu' simile a una bara, come più d'uno ha osservato) ma di certo voluta da qualche immaginifico architetto al soldo del comune.
    Mi piace il punto di ripresa basso e il post che enfatizza le linee morbide e calde di cappello e guanti in contrasto con le geometrie tese e fredde che li incorniciano. Personalmente avrei forse tagliato in basso fino ad arrivare all'angolo sinistro della panca. E magari, perchè no, provato a tagliare anche a sinistra fino ad aderire alla panca. Ma è solo un'idea :-)
    Buon 2011 !!
    Alberto
  • enza gammaro 24/12/2010 20:57

    Forte!!!!Mi piace il soggetto, i colori tenui e la firma naturalmente. Solo un po' malinconica, ma di questi tempi con questo freddo chi non lo è. Un salutone.
  • agnese52 22/12/2010 17:40

    bellissima, grande elaborazione
  • Geo Portaluppi 18/12/2010 0:29

    Foto spettacolo, ovvero quando un solo fotogramma viene promosso a un intero film, attualmente in programmazione in una elegante sala cinematografica, la migliore di Pesaro per intenderci , il celeberrimo Cinema... il nome lo metti tu. Immaginiamoci la scena. In punta di piedi entriamo, ma siamo giunti con un po’ di ritardo e la proiezione è iniziata, buio pesto in sala, mentre lesto un cono di luce, da una stretta feritoia, sfarfalla sulle teste degli spettatori. Nelle poltroncine si è accomodato un pubblico variopinto, chiacchierone ma simpatico: sono gli amici di FC, dai monti e dalle valli qui convenuti in pompa magna. Pochi istanti per abituarci all’oscurità e poi avanti, e mentre percorriamo la corsia centrale, brancolando, oltre a strabuzzare gli occhi per non inciampare, tendiamo altresì l’orecchio per ascoltare i primi commenti che impazienti si susseguono da una fila all’altra, rimbalzando di labbra in labbro: sono uno spettacolo nello spettacolo, un varietà composto da inneggiamenti alla bravura del regista, all’oculata scelta del soggetto, alla delicata cromia delle luci, al grigio delle nuvole che birichine si rincorrono fino a stemperarsi all’orizzonte nella fascia dorata di un sole languente, in ritirata, ma non al W.C.. È chiaramente una produzione Retrò, fine anni Quaranta, o anni Cinquanta, dove gli attori recitavano tutti rigorosamente in frac, classico indumento di gran gala, derivato dalla settecentesca marsina, abito ideato dal militare belga J. de Marsin (1601-1673). Celebre è la battuta di un film in BN italiano in cui il personaggio principale, ritenendosi offeso ma non volendo innescare uggiose questioni, si alza di scatto nella grande e sfarzosa sala e, mentre con passi distanziati e decisi raggiunge l’uscita, esclama con voce chiara in modo da essere dai presenti udito: “Cameriere, guanti e cappello!” a significare che con il riappropriarsi di quegli indumenti, necessario complemento dell’uomo elegante, lanciava il suo ultimo saluto con minaccia di trasformarsi in un estremo congedo. Tempi che furono, tempi passati, appartennero ai film dei telefoni bianchi, oggi velati di nostalgia. E una serena malinconia è quella che ci regala la foto, nell’ora che volge al desio e ai naviganti intenerisce il core: più nessuno si scorge sulla passeggiata che fronteggia il mare, anche l’ultima vela di qualche barca si va a coricare, e solo qualche figuretta lontana ballonzola stanca accanto alla ringhiera bianca che si inarca in una torva curva, la sopraggiungente notte stellata a evocare. Estremo baluardo d’antico solitario guerriero restano in primo piano i guanti e il copricapo che, con muto linguaggio di chi sfodera eleganza e coraggio, affermano con fiero cipiglio che quel posto è occupato, riservato a chi non ci sarà mai svelato, supponiamo che sia l’amore tanto agognato che, se tornerà, potrà farlo solo lì, in quel posto incantato. Ovviamente non tutti la pensano allo stesso modo, c’è chi sostiene che quattro assi inchiodati in croce possano rappresentare esclusivamente una cassa, a partire dall’arguzia di E. Pasquinello che sospetta che all’interno della panca ci sia il proprietario del cappello, né poteva esimersi Fede Ravaldini che parla di defunto contornato da funerei lumini, e anche il grande nostro comune amico, Enrico, spiattella sorridendo che sotto i guanti c’è una bara, proprio lui che è del posto, e che era transitato di lì in agosto, indubbio che fra tutti è il più birbante, non lo nego e qui lo dico al caro Enrico. Ma su tutti incombe la voce di Efisietta Serra, sostenitrice del noto effetto e con i piedi ben piantati in terra, salomonicamente proclama fuori dai denti: «Panchina o cassa, inquietante o no.....resta una foto straordinaria....Tanti complimenti!» e guanti e cappello, (forse sono quelli appartenuti a un guerriero di nome Giosuè), nella serata pesarese, hanno fermato il sole all’orizzonte, non perché si rinnovellasse la vittoria di Israele sugli Amorrei, bensì per ricordare a tutti che tu comunque ci sei, vivi, anche se nella foto non appari… basta solo un segno su una panca di legno, il nome Gigi, bordato da contorni chiari.
    The end.
    E mentre si riaccende la luce in sala e sullo schermo compare la parola "Fine", ovvero la fine del commento alla foto “cappello e guanti”, un garbato modo per stare ancora insieme tutti quanti, non è certo quello di parlare di casse da morto, bensì del suo opposto, un argomento notissimo e al quale dovremmo essere come l’edera attaccati. Ti chiedo se potresti farmi il favore di realizzare, in base al tuo estro e il tuo personale sentire, una foto che mostri il concetto della vita, la sua origine o il suo divenire, e poi, ovviamente se sei d’accordo, mandarmela. Ho intenzione di fare una conferenza sulla ricerca del significato della vita. Grazie e auguri di buon Natale, Geo.
  • Böttch 17/12/2010 21:42

    Grandiose Bearbeitung, sehr schön.
    VG Böttch
  • pesce chiara 15/12/2010 12:26

    è la tua cassa da morto????? ih!ih!ih!
    bella questa foto, mi piace proprio tanto!
  • Vera Shulga 15/12/2010 12:08

    Perfect composition!Well capture!
    Wonderful!!!
  • Massimo Salvia 14/12/2010 21:43

    Ottima Gigi, e' una delle tue migliori che ho mai visto.
    Grande ambientazione.

    Ciao
  • Paolo Zappa 14/12/2010 17:05

    Non male, Gigi, non male!!!!!!!!!!!!!
  • Efisietta Serra 13/12/2010 22:12

    Panchina o cassa, inquietante o no.....resta una foto straordinaria....Tanti complimenti
  • Sergio Zolessi 13/12/2010 12:51

    Scatto di grande categoría! Top!
    Pena per la tua pelata cha ha dovuto sopportare il freddo ambientale....ah ah ah
  • L. Guarneri 13/12/2010 11:50

    complimenti complimenti complimenti...
    proprio bella ed elegante. Mi piace molto il contrasto di colori che fa percepire il "caldo" dei guanti e cappello contro il "freddo" del paesaggio.
    ciao
    lucia

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APN Canon PowerShot G10
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