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Il campanile della basilica di San Paterniano a Fano ( da Tesori nelle Marche)

Il campanile della basilica di San Paterniano a Fano ( da Tesori nelle Marche)

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Il campanile della basilica di San Paterniano a Fano ( da Tesori nelle Marche)

Estrapolato da "Na volta, a Fan c'eren i campanii"( una volta a Fano c'erano i campanili)

Fano era la città dei campanili: vista dai colli circostanti, essa presentava uno splendido aspetto panoramico con le sue torri svettanti.

Il 20 agosto 1944 era domenica, un giorno di festa e col sole splendente, proprio quel di i soldati dell'esercito invasore misero in pratica il loro progetto: iniziarono la distruzione dei campanili, dopo di questa atrocità la città appariva piatta, uniforme, priva di quelle cuspidi che davano un senso d'ardimento che contenevano come un simbolo della nobiltà e della devozione dei suoi abitanti.

Le notizie che seguono sono piuttosto interessanti, perché si concentrano in due giornate drammatiche per la città di Fano, nelle quali gli invasori la fecero diventare piatta mediante il crollo di quelle magnifiche strutture che si alzavano verso il cielo, così le date del 20 e 21 agosto 1944 rimangono segnate in ricordo della morte dei campanili.

Alle prime luci del giorno, verso le ore 04,25, i soldati guastatori si misero all'opera ed iniziando dal campanile di San Paterniano.

Il complesso conventuale che porta il nome del Patrono della città, fu costruito durante la prima metà del Cinquecento su progetti dell'architetto veneziano Jacopo Bambagiani, il campanile era indubbiamente uno dei più pittoreschi esistenti a Fano.

Tale struttura, alta 43 metri, ove erano poste quattro campane, era già esistente nel 1602 e subì vari restauri, l'ultimo dei quali nell'ottobre 1930 per i danni sensibili causati da un terremoto.

Dunque, al sorgere del sole, gli artificieri si misero all'opera e piazzarono le cariche esplosive, il risultato non tardò ad arrivare: la torre si afflosciava scomparendo tra il fragore delle macerie e il polverone dalle stesse generato e si levava verso l'azzurro del cielo.

Nella deflagrazione rimase sfondata l'abside del tempio, con notevoli danni al coro, alla sacrestia e anche ad una parte del convento.

Va detto che l'abbattimento dei campanili venne eseguito con barbarie per arrecare più danni possibili, in quanto l'esercito invasore era in ritirata, tanto che l'abilità di coloro che avevano agito non doveva essere di elevato grado, perché tre dei soldati che avevano prodotto il brillamento delle mine non riuscirono a mettersi in salvo.

I corpi furono seppelliti al Cimitero Civico e poi traslati in quello toscano della Futa riservato ai militari invasori deceduti in Italia.

Rileggendo queste pagine di storia ho sentito il piacere di tradurre sulla tela per la seconda volta (una tela precedente è datata 1997) il campanile di San Paterniano, unico dei tre ricostruiti nel 1952 rispettando i disegni originali.

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Dossier la mia pittura
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Exif

APN Canon EOS 400D DIGITAL
Objectif Canon EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 [II]
Ouverture 11
Temps de pose 1/100
Focale 47.0 mm
ISO 100