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Angelo Berlendis


Free Account, Bergamo

Il pasto nudo

Feroce decontestualizzazione della macelleria (reparto leporidi)

Poco tempo fa nel reparto macelleria di un Iper mercato fui abbastanza impressionato dalla visione di teste di coniglio impachettate, una bizzarra mercanzia apparecchiata alla vendita, 4 teste 1 euro. Mi impressionava l’occhio vacuo perso nel vuoto, i denti digrignati, la testa scuoiata…m’impressionava percepire in quella maniera così cruda e spudorata, la MORTE di un essere che fu vivente.
La gente, probabilmente veterana della spesa in macelleria, passando vicino a quelle “frattaglie” non provava il benché minimo disgusto di fronte alla (per me) macabra esposizione.
Ho pensato che talvolta i contesti “adatti” generano nella mente umana feroci assuefazioni, come dire che la cosa non impressiona perché è normale che in quel luogo ci siano carcasse sanguinolenti più meno sezionate. Forse decontestualizzando pesantemente l’animale esanime riuscivo a generare una condizione di disgusto e ribrezzo simile a quella da me percepita.

Perché utilizzare un racconto così crudo e apparentemente scoordinato? Credo che ciò derivi dal background culturale che mi porto appresso, sono cresciuto ammirando il cinema di David Lynch, di Cronenberg, di Luis Bunuel, di Roman Polanski, dei più recenti Park Chan-wook e Darren Aronofsky, considero Cipri e Maresco dei raffinati provocatori. Ammiravo il Dylan Dog di Tiziano Sclavi, m’incuriosisce molto la fotografia di Roger Ballen e mi fanno impazzire le opere pittoriche di Beksinski. Non è un ardito ed improbabile accostamento ai suddetti maestri il mio, ma è solo per dire che una parte del linguaggio fotografico di ogn’uno è sicuramente influenzata dalle immagini, dai fotogrammi o dalle opere visive che più hanno destato stupore, colpito o impressionato nell’arco dell’esistenza cosciente.

Quella che può sembrare un’estemporanea trovata atta a stupire è il frutto di un percorso e della costante ricerca di un linguaggio, può essere non piacevole o non condivisibile, rispetto i contra e i punti di vista garbatamente avversi. La fotografia mi serve anche per pormi quesiti, per esprimere sensazioni al limite del razionale (come quella della macelleria probabilmente), non necessariamente per creare narrazioni compiute o denunce dalla portata planetaria, non riesco a dare significato ad ogni manciata di pixel, i miei dubbi esistenziali non si subordinano sempre ad una logica ferrea, così come l’espressione di una sensazione (gradevole o sgradevole).

Questo è…

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Exif

APN E-P1
Objectif OLYMPUS M.14-42mm F3.5-5.6
Ouverture 4.2
Temps de pose 1/60
Focale 22.0 mm
ISO 400

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