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Il profumo delle cipolle

Il profumo delle cipolle

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Mehran Falsafi


Free Account, FIRENZE

Il profumo delle cipolle

La mattina faccio quattro chilometri a piedi per raggiungere la fattoria. Andare in auto per curare gli ulivi e raccogliere le ulive o spalare il fieno inzuppato di piscio e cacca dei cavalli per una paga da miseria mi sembra uno sproposito!
Comunque adoro camminare! È tutto un guadagno a prescindere dal risparmio. Tonifico le gambe, penso con la mente gonfia d’ossigeno, ripulisco i polmoni e a volte pure i pantaloni dai generosi schizzi di merda offerta da quei deficienti che con le ruote prendono in pieno le pozzanghere!

Tempo fa camminando sul ciglio della strada sterrata trovai tre chitarrine minuscole attaccate ad un anellino tutto deformato. Dovevano far parte di un allegro portachiavi. Attorcigliate, scomposte e infreddolite, ma carinissime! Una blu, una nera e l’altra di color argento. Lì per lì raccolsi il tutto e lo misi in tasca ma due passi dopo pensai magari insieme ci saranno state delle chiavi e se il loro padrone rifacesse il percorso per cercarle dalle chitarrine potrebbe risalirci! Così tornai indietro, le riposi al loro posto e ripresi a camminare mentre i miei occhi brillavano ancora di nero metallico, di blu fosforescente e d’argento.

Da quella mattina ogni giorno le ritrovavo, sempre lì al solito posto, poco prima di una curva. Appena le vedevo alzavo il mio bastone da trekking, a mo’ di chitarra d’aria, e le facevo una bella arpionata alla Hendrix. Quella blu rideva e mi accompagnava tutta sfrenata, la nera sorrideva e suonava il basso, ma quella d’argento, ecco, lei non mi cagava mai! Mi chiedevo sempre; e se fosse stata d’oro?!

Un bel quartetto blues del raccatta cacche persiano e le chitarrine perse, cui una aveva sempre il mal di pancia! Quattro sgangherati che suonavano e cantavano stonati per una platea di ortiche e malve accompagnati da un coro di talpe assonnate che ti mandavano a cagare! Mi ricordava quella scena del “Adventures in Babysitting”, un vecchio film degli anni 80, dove Albert Collins dice a chiunque pesti il suo palco: “ da qua non esce nessuno se prima non canta un blues”!

Un giorno, dopo tanto, decisi di raccoglierle una volta per tutte e metterle in tasca. Dissi basta! Mica è mia la colpa se il loro padrone non ci vede dall’occhio destro, proprio quello che dovrebbe puntare il ciglio della sterrata!
La blu fu contentissima e mi improvvisò un festoso La maggiore. La nera arrossì, come solo una nera può arrossire, e poi mi sussurrò un delizioso La minore. L’argento invece mi sputò diritto in un occhio! Pensai di nuovo; mi è rimasto uno asciutto, menomale, e se fosse stata d’oro?!

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Raccontavo loro questa storia e mi ascoltavano con tanta d’infantile diligenza, ognuno a modo suo. La piccola Zaira, fiore che sboccia, rideva impazzita! A rate ma di gusto! L’azzurro dei suoi occhi tingevano il cielo e le sue risate facevano cadere le ultime foglie secche dai tigli che circondavano la piazza del paese.
Farid, unico, il fratellino maggiore sorrideva senza scomporsi, senza svelare più di tanto la curiosità, con quel sguardo di profondo nero! Faceva notte se lo fissavi!
Più in là nell’angolo c’era il piccolo Samuele, tacito profeta in erba con quell’aria da misterioso sapiente! Era il più grande dei tre. Fingeva d’ignorarci anche se, conoscendolo, so che moriva dalla voglia di chiedermi; “ma chi cacchio è l’Hendrix?”.


Samuele in realtà è così perché porta nell’animo un peso grosso come un macigno! Non riesce, pargoletto, a liberarsene! Non conosce il modo per sfogarsi. Vive solo con un padre sprofondato in una forte depressione.
La mamma Sabi ci ha lasciati pochi mesi fa. Una giovane vita spezzata su un pullman di linea, così, all’improvviso, in una mattina apparentemente come le altre mentre andava al lavoro. Dicono che ad un tratto abbia chiesto allo sconosciuto che le sedeva accanto se poteva appoggiarsi la testa sulla sua spalla. Che lo fece, e si addormentò!

Sabi era bella, come la notte! Lunghi riccioli neri che le accarezzavano tutta la schiena, poche parole e un sorriso riservato ai pochi. Salutava per prima, amava gli indiani d’America, amava la Cuba e adorava la Salsa.
Ci sono delle persone che ti entrano nel cuore a piedi nudi, senza cerimonie, senza chiasso, senza clamore, quasi senza motivo. Lei lo faceva!

Il suo bimbo, Samuele, è sì ancora piccolo ma già troppo grande per esserne incosciente. Questo ci lascia confusi, intimoriti da un suo improvviso risveglio del dolore, ma spaventati ancor di più dall’idea che ciò non accadesse mai, e che si tenesse tutto dentro.

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Dicevo, raccontavo loro la storia delle chitarrine e, una volta certo d’averli incuriositi e affascinati abbastanza, a sorpresa le tirai fuori dalla tasca!
Mi rivolsi subito a Zaira; Sentiamo, tu quale vuoi? E lei saltellante rispose: La blu!!! C’era da giurarci! Farid invece, composto e grazioso, scelse la nera.

A quel punto Samuele smise finalmente d’ignorarmi. Giù il sipario da profeta, uscì il bimbo e reclamò: “E io?!”.
Risposi; Ma tu sei il più grande e così ti ho lasciato per ultimo!
Disse: “ Ma come? Dovrebbe essere il contrario!”
Risposi; No invece! Più uno diventa grande più diventa paziente!

Dissi questo e mi venne un nodo alla gola!

Non contento seguitò: “ E allora come mai il nonno è sempre incazzato ?!!”.
Non so come mi venne di rispondergli; Forse non ci vede dall’occhio destro!
Lui: “ E cosa c’entra?!”, e io; Avrà perso delle rotelle sul ciglio di qualche strada e non le trova più! Ecco!

Il piccolo fece una risata liberatoria e poi… poi niente, accadde la cosa più bella, la più inaspettata! La cosa che desideravo da mesi! Si avvicinò, lentamente, e si lasciò abbracciare!
Credevo di non respirare! Il nodo alla gola divenne un rospo, una capra e alla fine una giraffa! Faticai a trattenermi!

lui: e tu, perché piangi?!
io: e tu, perché ti lavi il capo con le cipolle?!

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Il mattino dopo, uno dei primi di dicembre, m’incamminai di nuovo verso la fattoria. La nebbia a quell’ora dorme ancora sull’Arno ma non appena il sole, suo eterno rivale, spicca sopra i monti a Massa Nera lei si cava dal fiume in fondo alle valli di Rignano e gli va contro.
Si direbbe che si odiassero, che si annientassero a vicenda, ma si cercano sempre. Se non è l’amore questo!
Nel giro di pochi minuti si trovano ad amoreggiare e sfidarsi in un magnifico balletto di “o io o tu” tra gli ulivi e cipressi. Uno spettacolo che vi manderebbe a manicomio.

C’era Dio in cima al campanile della Pieve affacciato a goderselo, come i duchi e le duchesse che dalle loro logge si favorivano gli spettacoli giù nelle piazze. Io non potevo fermarmi, la fattoria mi aspettava.

C’è chi ha la furia e chi la Curia!

Poco prima di quella curva la brina copriva ogni traccia delle mie piccole amiche. La nebbia subiva la mia immaginazione e di se lasciava delle scie blu nere e argento che s’intrecciavano prima di svanire in un brillante grigiore giù nei campi. Il mio bastone pareva muto e la mia voce idem…

… è proprio così l’assenza; improvvisa, ignorante, perpetua!

L'assenza! Subdola, perfida, sleale, mai vera e mai falsa! Ti mette lì, fermo, immobile, incredulo, immerso nella beatitudine della tua incoscienza a fissare una lama sanguinante che ti ha appena spaccato in due. Ti senti vivo nella tua stessa metà come la coda strappata da una lucertola.
Senti lo sgretolarsi delle tue viscere come un diamante che smette di diamare, tagliato male da un’estremità del cuore all’altra. Eppure pensi d’avere solo un mal di pancia che passerà. Ti dici ch’è sempre tornata, tornerà!

Maledetta assenza!

Sapete cos’è che ce la fa pesare? La presenza di tutto il resto!
Quando ti manca qualcuno non sopporti niente di quel tutto, compreso te stesso!

Come se tutto il resto odorasse di cipolle!


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Scusami Sam, non ti ho risposto. Volevi conoscere l’Hendrix:
https://youtu.be/DSPoYlfY0j4

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29/12/2012 89 Pro / 61 Contra

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