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Paola Polli


Free Account, Pavia

insomnia

Chiusi per l'ennesima volta le palpebre, a volte aiutava immaginarmi in mondi fantastici. Quella notte mi trovavo in un ospedale a terra solo specchi e cocci rotti.
Un lungo corridoio impresso nella mia memoria e per niente immaginario, portava a camere buie piene di medicinali e carta sporca sparsi a terra. Era diventato la dimora di barboni ubriachi e di principi con le loro spade in vena. Non avevo paura. I segni di sangue sui muri non mi spaventavano. Capì quasi subito di non essere sola. Non so per quale motivo ma iniziai a camminare sulle punte forse per evitare di ferirmi o forse perchè lui mi voleva così. Vidi una bambina vestita di bianco in fondo al corridoio sembrava che stesse aspettando me, non riuscivo a vederle il volto ma il suo corpo e la sua altezza indicavano la sua età. Mi avvicinai. Si allontanava sempre di più facendo segno di seguirla e così feci. Aveva un passo aggraziato, anzi più che un passo il suo muoversi era una danza. Era impossibile per me vedere i suoi piedi nascosti sotto un vestito forse un pò troppo lungo per una bambina così piccola. Mi fece scendere delle scale, la luce diminuiva sempre di più e si faceva sempre più difficile per i miei occhi scorgere la sua figura. Mi bloccai. L'avevo persa. Iniziai a piangere non sentivo più le ginocchia, non avevo la forza di proseguire caddi a terra. Ad un tratto sentii una piccola mano gelida che mi tirò su, era talmente vicina che avrei potuto sfiorarle quei capelli biondi così lucenti. Non capivo come potesse essere così pulita, da quello che ne sapevo lei viveva lì e anche l'aria che respiravo era sporca sentivo in bocca un sapore acre quasi di candeggina. Riprendemmo il silenzioso tragitto.
La mia piccola guida stava più vicina e inespiegabilmente era la mia unica fonte di luce. Ci trovammo di fronte a una piccola porta dalla fessura per la chiave capì che era una camera molto luminosa, entrammo. La stanza era accecante i miei occhi non erano abituati a tanta luce feci fatica a capire cosa conteneva. Dopo qualche secondo riusci a intravedere un letto con della biancheria pulita il tutto rigorosamente bianco. C'era solo una scatola che si differenziava dal corredo. La porta alle mie spalle si chiuse sentii il rumore di molte serrature e catenacci chiudersi di colpo. La bambina era di fronte a me per niente spaventata. Sapeva già tutto. Era pronta per qualcosa a me sconosciuto. Alzo la testa e si sposto i capelli dal viso. Non aveva ne occhi ne labbra. Mi indicò la scatola. Mi avvicinai e la aprii. Al suo interno vi erano molte piume messe lì per nascondere qualcosa. Una foto di una famiglia e qualcosa di scuro e più pericoloso per una bambina sul fondo. Mi manco l'aria come se fossi stata sott'acqua più del dovuto. Cercavo nel mio corpo qualche riserva di ossigeno. Aprii gli occhi bagnati e ripresi a respirare. Fissai il soffitto per un pò cercando di interpretare quell'incubo.
Ripenso spesso a quella bambina sforzandomi di ricordare i volti di quella foto, ma cercando ancor di più di capire cosa ci facesse una pistola sotto di essa.

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