La veccha lampada....la sua ombra e la persiana......
Vecchi....ricordi.....
Immagine dedicata all'Amico Enzo Pasquinelli
SempreGio, ieri alle 15:37
L'ombra dei ricordi
riflette sul muro della Vita
la preziosa carezza
del nostro vissuto
mentre una persiana
si schiude al nostro passaggio
fra una sensazione ed un attimo
di dolce malinconia...
Geo Portaluppi 13/12/2010 1:00
Un tempo, molto tempo fa, una insistente voce prese a correre per i corridoi dello spazio, su, su, fino dalle parti di Aldebaran, la stella più brillante della costellazione del Toro ma, sia chiaro che, più che un coro di una certa corposità, erano solo uggiose e isolate malignità, mere dicerie di un popolino male informato, tignoso e invidioso, che provava piacere solo se poteva sparlare di qualcuno, un qualcuno qualsiasi, non importava chi fosse, all’insegna di “mors tua vita mea”. Fu così che si venne a sapere della storia di una vecchia persiana, la figlia di Ciro il Grande, rimasta ostinatamente nubile oltre ogni amorevole sprono della famiglia, o meglio, più che definirla fuori età da marito, si iniziava a sospettare sempre più palesemente che fosse una zitella, tanto stantia e risecchita era la sua pelle, un tempo morbida e bella, oleosa e di resine profumata, mentre ora era divenuta una ossuta figura con qualche dente mancante tra le labbra serrate a mo’ di veranda. - Ella attendeva. - Era questa la risposta che elargiva a chiunque le domandasse il perché della sua cocciuta scelta a rifiutare un buon partito propostole, o un marito dalla florida posizione sociale. “Poco male…” – ella replicava - Quando il principe azzurro arriverà, - soleva la persiana proferire a dritta e a manca, - sarà per tutti evidente, abbagliante di luce rilucente, e solo a lui innalzerò la bandiera bianca e accetterò una resa senza condizioni, e all’uopo si allestiranno banchetti con festoni e festeggiamenti per l’agognato sposalizio.” Così ella diceva, e aspettava, sia nel torrido giorno dalla calura amara e sia nella placida notte chiara. Stava la persiana dirimpettaia di una sterminata piana, un deserto assolato, gibboso, rossastro. E si narrava, ma erano solo sussurri trasportati dal vento, che un tempo lì ci fosse stato un oceano lussureggiante, e a comprova di ciò si stagliavano nel cielo i ruderi di un torreggiante canale immane, le cui opposte sponde quasi tra loro non si vedevano, un canale artificiale lunghissimo che correva da un orizzonte a quello opposto, circumnavigando l’intero globo, e il suo alveo poggiava su arcate forgiate nel cristallo purissimo, che lo elevavano a una trentina di metri sopra il corrusco oceano, dalle tumultuose onde che rabbiose si infrangevano contro i piloni a sostegno del canale, quasi non tollerassero la sua presenza e volessero con stizza cancellarne l’esistenza. A intervalli regolari, lungo le alte sponde del canale, sporgevano doccioni dal grugno di drago infuriato e dalle cui fauci si gettavano nella sottostante massa idrica cateratte d’acqua limpidissima proveniente dalle calotte polari. Era quello l’estremo tentativo di purificare i mari avvelenati dallo sciogliersi di sostanze tossiche, giacenti da millenni sotto i fondali oceanici, squarciati in epoche recenti da sconsiderati esperimenti degli abitanti del pianeta. Ma anche questa storia era stata inglobata in un antico passato: il tentativo di salvare l’oceano era fallito e con esso era morta l’intera vita in esso contenuta. Forse per l’orrore d’avere assistito impotenti all’estinzione dei pesci e delle altre stravaganti forme di vita marine, le acque decisero di abbandonare quel mondo. La forza di gravità fu verso loro compiacente. Non le trattenne più al suolo e così infinite gocce si alzarono verso il cielo, quasi a simboleggiare l’enorme pianto del pianeta oltraggiato e si andarono a perdere nelle immensità dello spazio sconfinato. Le nuvole ben presto imitarono le loro sorelle liquide e così anche gli sbuffi di vapore acqueo cessarono di rincorrersi sull’arido deserto, sebbene per secoli dal canale continuasse a giungere la disciolta neve delle calotte polari: ancora a lungo i doccioni dalle fauci di drago eruttarono getti d’acqua che, come urtava il suolo asciutto, in esso dispariva, lasciando solo una triste nera melmosa fanghiglia in superficie. La lunga agonia era iniziata: muta testimone era una persiana dalla pelle screpolata. Al termine di uno dei soliti monotoni giorni, in cui non accadeva nulla, apparve all’orizzonte un puntino nero, dapprima difficile da vedersi avendo alle spalle il sole languente, ma con lo scivolare dei minuti quel microscopico puntino andava viepiù allargandosi fino ad assumere la forma di un disco volante. L’oggetto sfrecciante attraversò e superò con una fantastica velocità tutto l’oceano sterminato e in breve fu sulla perpendicolare del titanico canale da cui scendeva l’acqua inutilmente purificatrice. E, solo quando ebbe superato anche il canale sopraelevato, si vide che era di due soli colori formato: interamente bianca la parte inferiore, mentre nera era la calotta superiore. S’ergeva sulla sponda dell’asciutto bacino una vetusta costruzione dalla cui eburnea parete s’affacciava giorno e notte la persiana. Fu vicina a questa che attraccò il disco volante e in un istante arpionò sulla facciata un bastone simile a un pastorale: due massicci basamenti metallici reggevano l’asta e al termine della parte ricurva s’appese il disco volante e lì muto ristette, e quel giorno più non andò avante. Quando si riebbe dalla sorpresa la persiana domandò al disco: «Come ti chiami?» «Il mio nome è Lampy e sono il primo della mia generazi-One e per questo motivo ora mi chiamano lampiOne.» «Ah!» - fece lei di rimando, e tacque meditando. Venne poi la volta di lui di domandare a lei: «E il tuo nome?» «Mi chiamo Persy e mi sbatto tutta quando da nord spira la tramont-Ana: a cagione di ciò mi chiamano PersiAna.» «Ah!» esclamò lui compiaciuto e le fece un inchino a mo’ di saluto. Il silenzio in quella landa tornò sovrano mentre il sole, lentissimamente, spariva dietro l’orizzonte. Ma prima che il buio facesse da padrone, nel centro pancia del disco iniziò un’inaspettata trasformazione: si dischiuse un foro tondo, aprendosi come il diaframma di una macchina fotografica. Le lamelle presero a scivolare su sé stesse mentre dall’interno del disco calava maestosamente una grossa goccia di vetro nel cui interno si intrecciavano filamenti metallici. Quando la goccia di vetro fu totalmente uscita, la sua base venne saldata da un anello scuro, impenetrabile come un muro e poco dopo i filamenti iniziarono ad arroventarsi e… poof in un solo secondo un’azzurrognola luce si diffuse tutto attorno. Una luce azzurra, ohibò: Persy non faticò a riconoscere in quel bizzarro visitatore il principe che aveva tanto atteso con batticuore. Un poco alla volta incominciarono a conoscersi reciprocamente. Lui veniva dal terzo pianeta, contando dal sole, ed era approdato sul quarto, quello della persiana, per compiere un’importante missione chiamata “terraformazione”. Un brutto giorno il Sole, anche se quel giorno era lontanissimo, avrebbe aumentato la sua massa al punto che sul terzo pianeta non sarebbe stata più possibile la vita: tutto sarebbe bruciato. Ma ancora prima che ciò accadesse, e qui invece che miliardi si parla di centinaia di milioni di anni, il solo aumento della temperatura, avrebbe reso impossibile la vita sul terzo pianeta, ma ahimè, ancora prima di questo evento intermedio, l’aumento della popolazione e la crescente richiesta di maggiori risorse, avrebbe costretto gli abitanti del terzo pianeta a cercare un nuovo habitat sui mondi esterni. Il primo di questi è Marte, ma inidoneo a ospitare la vita e pertanto va modificato liberando grandi quantità di gas serra nella sua rarefatta atmosfera, un progetto che richiederà almeno centomila anni, mentre l’avviso di sfratto dalla Terra potrebbe arrivare molto prima, verosimilmente nell’arco di qualche millennio. Considerata la questione nella giusta ottica, appare chiaro che il tempo dell’esodo, per i terrestri, è assai vicino! Ecco il perché di Lampy, il disco volante bicolore, egli è il primo ambasciatore terrestre, apportatore di luce, azzurrognola, per l’appunto, volendo sostituirla a quella rossastra di Marte. La reciproca conoscenza pose in evidenza che la prosecuzione della vita dei terrestri avrebbe messo fine a quella dei marziani. Lì, sulle rive di un immenso oceano morto, s’erano venuti a trovare l’uno accanto all’altra, due forme di vita opposte: Lampy, generatore di luce, e Persy, creatrice di penombra, la condizione ottimale per la vita del popolo rosso. Non sarebbe stato quindi possibile la nascita dell’amore tra loro due? Persy aveva dunque inutilmente atteso? La risposta, per quanto orrenda potesse apparirle, era drammaticamente “sì”, in quanto l’arrivo del suo principe azzurro avrebbe segnato la fine della sua vita. Mesta la persiana si richiuse su sé stessa, le listarelle si inclinarono maggiormente per aumentare il buio e forgiare quella oscurità che sarebbe stata l’anticamera dell’oscurità tombale, quella finale: non essendoci tra loro alcun punto di contatto, lei preferiva lasciarsi morire. Ma forse una speranza c’era. Da Lampy, dalla sorgente di luce, stava avanzando verso Persy un’ombra arzigogolata, descrivendo sulla parete bianca una curva che s’avvicinava a Persy sempre di più, e infatti, guardando la foto della loro storia, si vede che l’ombra di Lampy sta per raggiungere Persy: manca poco a quel bizzarro rendez-vous interplanetario. Oplà Carlo, la frittata è fatta! Questo commento era nato per parlare di una foto che m’ha attratto per la sua semplice elegante geometria, e del curioso accostamento tra una persiana e un lampione, due cose dalle opposte funzioni, poste entrambe su una bianca parete, ma m’è sfuggito di mano e si è trasformato in una storia un po’ strampalata. Senza dubbio galeotto fu il commento di Pasquinelli, che ricorda casa sua com’era 60 anni fa, periodo che vide prosperare i lampioni fatti a forma di disco volante, mezzo di trasporto tipico di Marte, e questo forse perché nel 1950 veniva pubblicato il libro “Cronache marziane”, al quale il mio raccontino si ispira, e inoltre in tale senso ha giocato anche il commento di Bartolozzi “…interessante l’ombra del lampione” ombra da me utilizzata come segno di speranza e di possibile unione tra due forme di vita dissimili tra loro, la persiana e il lampione, nella realtà due cose morte, ma alle quali, in questa storia, ho infuso loro la vita. E questo perché è della vita che intendo parlare. Sto chiedendo agli amici di FC una foto che, sulla base del loro estro personale, del tutto soggettivo, rappresenti il concetto della vita, una parola che non ha una esauriente definizione, in altri termini non sappiamo cosa sia. Gli scienziati stanno intensificando i loro sforzi per trovare una soluzione al problema e pensano possa essere d’aiuto cercare e scoprire una forma di vita extraterrestre, per poterla confrontare con la nostra. Aspettando che gli astronomi portino a termine il loro progetto (sostengono che riusciranno nell’arco di dieci, quindici anni), gli amici di FC potrebbero dire la loro idea, scrivendola con la luce, cioè con una foto…grafia. Ciao.Giordano Cavedoni 25/10/2010 10:57
Sono un amante delle ombre..anche questa e' bellissima..:-)Complimenti..
Giordy.
silvana comacchio 28/07/2010 18:45
le ombre!! che belle lasciano certi disegni che nemmeno ti immagini.bellissima questa tua.Vinicio Sforzi 28/07/2010 14:04
Splendida composizione!Vinicio.
AGAZIO OLANDA 30/06/2010 15:58
mi piace molto....Maria Luisa Runti 23/06/2010 13:58
Romantica immagine a descrivere la vecchia persiana e le sinuose curve del fanale e delle sue ombre. Dinamico l'impercettibile sfalsamento delle due ante che con luci ed ombre dona movimento alla finestra. Elegante il lampione con la proiezione dell'ombra sul muro che si staglia nitidissima sino all'ultimo ricciolo. Dopodichè non capisco che cosa tu abbia fatto perchè l'ombra del piatto della lampada appare "sporco" e per nulla definito nella sua parte inferiore, come se avesse subito delle cancellature che però sono rimaste ben evidenti. Come mai? Un caro saluto, Luadriana lissandrini 16/06/2010 21:19
Un'immagine molto raffinata , un gusto compositivo non comune, dettagli perfetti, complimentiun saluto, Adriana
Antonella Maraviglia (2) 14/06/2010 13:16
Bello scatto, molto particolare.Un saluto
Antonella
Lorenzo Redoni 11/06/2010 23:59
Eccellente, mi piace molto il genere!!ciao Lorenzo
Sergio Storai 10/06/2010 22:20
Bravo, fai capire ad Enzo che le foto non si scattano a casaccio!Ottima composizione, complimenti Carlo!
ciao
bernardo braccini 10/06/2010 21:39
Composizione da Maestro !!!bernardo
Seby Privitera 10/06/2010 9:52
splendida, l'ombra sul muro e' il fiore all'occhielloTatiana Gutskova 10/06/2010 8:56
guardare meravigliosa, meravigliosa colpo!;-) caccia di successo
Vera Shulga 09/06/2010 13:48
Nice shot!maria teresa mosna 09/06/2010 11:38
Molto molto bella e...riflessiva! ciao e buona giornata, Mt