Mostra online di Claudio Allia: "Sogni di una carrozzina"
Mostra online di
Presentazione di Francesco Torrisi
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Sono una carrozzina.
Una come tante, ho le ruote, un telaio e un sedile come tante e faccio esattamente ciò che tutte le altre fanno. Ma io mi sento un po' speciale e vi spiego il perché.
Vivo da anni con il mio amico Roberto. La nostra è una perfetta simbiosi e nel nostro rapporto nessuno dei due ha un ruolo preponderante.
Io vivo con lui, dormo con lui, mi muovo con lui. Non c’è un attimo della mia esistenza che non sia legata a Roberto in un vincolo indissolubile.
Se mi guardate da sola anche voi noterete quant'è inutile e sgraziata la mia presenza per molti al limite dell’inopportuno e purtroppo ho visto molti visi girarsi dall’altro lato al mio passaggio.
Ma con Roberto mi sento un’altra. Lui mi cerca, mi vuole e mi fa sentire utile.
Ho imparato a vivere le mie emozioni vivendo quelle di Roberto. Faccio mie le sue felicità e purtroppo anche i suoi dolori.
Quanta strada ho fatto, quanti posti ho visitato, quanta gente ho conosciuto. Roberto mi ha condotto per mano. Mi ha mostrato tutti i suoi nuovi orizzonti condividendo con me le sue esperienze.
Ecco perchè ogni mio singolo graffio è un qualcosa di cui vado fiera e non mi sognerei mai di nasconderlo. E devo tutto a Roberto e alla sua immensa voglia di vivere, scoprire, conoscere.
Io e lui non lasciamo nulla al caso. Ogni nostra azione ha un fine preciso. E’ profondamente ponderata. E’ pianificata. E’ caparbiamente ottenuta, in barba, a volte, alle più semplici leggi della fisica che per "alcuni" vorrebbero vederci volare....
Col tempo io ed il mio amico ci siamo intesi sempre meglio e sappiamo come muoverci. Basta un leggero tocco della sua mano ed io comprendo. Basta un piccolo ostacolo nel mio cammino e lui capisce. Ci muoviamo in perfetta sintonia.
Tutto ciò è stupendo per me. Ma come tutte le cose che ti danno comprensione e consapevolezza, ti fanno anche scoprire che la vita non è sempre rose e fiori. Spesso ti trovi a dover fare i conti con le spine.
Con Roberto ho capito cosa vuol dire avere un’anima e lui generosamente la condivide con me. Gioisco con lui, soffro con lui.
La mia natura mi porta a essere piuttosto dura e fredda, dopotutto sono fatta di ferro. Ma grazie a Roberto vado oltre la barriera della mia materia. Io sento il suo calore, sento le sue parole, avverto i suoi stati d’animo, li riesco a percepire da come mi toccano le sue mani. Senza di lui non proverei mai tutto questo.
La mia felicità è una immagine riflessa ed io ne colgo i frutti solo perché Roberto la cerca e la persegue.
L’altra sera, dopo una intera giornata passata con lui, siamo andati a dormire. Come sempre una accanto all’altro. Prima che Roberto spegnesse la luce ho visto un'ombra triste nel suo sguardo. Un piccolo lampo subito celato, ma io l’ho visto.
Inevitabilmente quella notte ho sognato Roberto, o meglio, ho sognato i suoi sogni. E con Roberto, in sogno, ho saltato tutte le siepi, ho scalato tutte le montagne, ho solcato tutti i mari. L’indomani al risveglio Roberto mi ha sorriso ammiccandomi, pronto a saltare, scalare e solcare il nuovo giorno che ci si presentava davanti. Ecco la magica simbiosi. Io vedo e sento ciò che mi circonda e vivo la vita di chi mi è più caro. La sua vita speciale che rende speciale anche la mia.
Dovreste provare anche voi a essere sempre un po’ più speciali.
Osservando meglio il "presente" e sognando il "possibile", sempre pronti ogni mattina a correre, scalare ed a solcare la vostra vita. Anche se dovesse essere tutta in salita.
Avreste solo da guadagnarci.
(Francesco Torrisi)
paolobarbaresi 11/12/2010 18:15
Mi aggrego a tutti i commenti precedenti,con grande ammirazione per questo tuo percorso,scrivo in ritardo ma sempre di cuore.Bertolini Arturo 25/04/2010 8:46
Foto impeccabili e dal forte impatto emotivo...bellissimatutta la serie.
Complimenti Claudio e Francesco.
Arturo.
Barbara Orienti 28/01/2010 20:22
I miei più sentiti complimenti per questa mostra fortemente comunicativa!Bravissimo
Barbara
Enrica Torrisi 29/04/2009 21:21
una delle foto più belle che ho visto, ciao Claudio.Bodil Hegnby Larsen 19/04/2009 19:17
Arrivo tardi, ma non per questo la mostra mi è piaciuta meno. E' una serie straordinaria (parola che uso poco) di fotografie di grande spessore, ma soprattutto fotografie piene di sentimento, comprensione, compassione e sensibilità.Le foto che mi piacciono di più in assoluto sono quelle con le persone "non parlo, non vedo, non sento" - perchè rappresentano un atteggiamento che conosco fin troppo bene nei confronti di chi è disabile.
E' una mostra con fotografie molto belle, ma soprattutto è una serie di foto che mi hanno coinvolto. Splendida la presentazione di Francesco.
Complimenti sinceri,
ciao.
Bodil
Maurizio Vicedomini 13/04/2009 13:45
Il pregio principale di questa tua mostra è quello di aver saputo raccontare una storia difficile in maniera diretta e nel contempo con molta sensibilità.Immagini che mi hanno fatto riflettere e anche impedito di poter lasciare un qualsiasi commento in tempi brevi. Sono foto da guardare e riguardare perchè, come dice Francesco, troppo spesso si volta la faccia quando ci si trova confrontati con un "diverso" ... e in questo tuo viaggio a fianco della carrozzina ci metti a confronto con noi stessi, con quello che sono le nostre emozioni dinanzi ad un problema serio e sottovalutato.
E come sempre quando ci si trova confrontati con le emozioni è difficile esprimere a parole quello che si sente. Certo è che il senso di solitudine e di "rifiuto" è espresso alla grande, e come detto con una sensibilità che pochi possono vantare di avere.
Un unico appunto, ma del tutto personale, riguarda le foto con i manichini ... anche se credo di aver intuito il motivo del loro utilizzo mi sembra che tolgano forza alle altre foto. Ma è poca cosa ...
Ecco ... ora vorrei solo poterti stringere la mano ... un semplice gesto per esprimerti tutta la mia ammirazione !
Alberto Valente 11/04/2009 12:36
Per motivi personali solo ora mi sono potuto avvicinare a questa mostra e pur cercando di non leggere i commenti senz'altro più autorevoli dei miei per non esserne influenzato ne sintetizzerei l'essenza che ne colgo: il riscatto della diversità....un caldo abbraccio a te e a Roberto.....Giovanni....Francesca..........
Giuseppe Valente 02/04/2009 6:34
Ho sfogliato in silenzio le tue foto! Una per una. Poi sono ritornato indietro e nello stupore e nella meraviglia della tua bravura di fotografo, ho raccolto il senso di dignità che hai saputo raccontare! In alcuni scatti iniziali ho guardato con attenzione la stupefacente messa al bando dell'indifferenza e mi sono commosso nel vedere questa corrozzina come un nuovo elemento di normalità di questa nostra realtà "moderna" sempre più settaria!!!I miei più sinceri complimenti!
Giuseppe
Azelio Magini 31/03/2009 17:24
Sono stato assente e ho visionato adesso questo tuo eccellente lavoro....grandi scatti che ti colpiscono e ti emozionano.... sinceri complimenti.Alberto Cherubini Magni 29/03/2009 22:51
una ricerca interiore e una sensibilità al di fuori del comune. un racconto toccante e sincero accompagnato da delle foto magistralmente pensate e fatte con amore, oltrechè tecnicamente perfette .complimenti.
Enrico Maria Ranaldi 29/03/2009 20:50
Ottima e significativa realizzazione fotografica, ottimo il messaggio con la speranza che venga recepito con il giusto meritoDonata Casiraghi 28/03/2009 12:10
"Sognare il possibile":questa semplice frase di Francesco Torrisi risulta sconvolgentemente grandiosa nella sua essenzialità.
Richiama la nostra attenzione nel trovare per il grande tema della malattia fisica una via d'uscita almeno dai disagi sociali che abbiamo visto rappresentati nelle immagini di Claudio Allia.
Ho molto apprezzato la scelta della Fotografia nel trattare l'argomento dell'invalidità. Direi che mi è parso un nobile ricorso alle immagini affidando loro un messaggio forte, e soprattutto interpretato in modo chiaro.
Mi rendo conto di uscire dal tema propriamente di tecnica fotografica, ma in questa mostra, d'impatto prevale IL TEMA, rispetto all' "arte per fare arte", e vorrei accennare qualche mia riflessione derivante dalla visione di questo lavoro.
Quante volte automaticamente nella nostra mente arriviamo a tracciare un confine fra "bello o brutto", "normale o anomalo"... come se la bellezza fosse unicamente confinata in strutture fisiche conformi a canoni stabiliti dalle sacre scritture - ovvero come se chi ha avuto la sfortuna di non potersi muovere con tutte le potenzialità di cui possa disporre una persona, debba essere, come per una tacita sentenza collettiva, confinato in zone limitate.
E' utopia immaginare di vedere sparire un giorno questa segregazione fra chi "ha le carte in regola per stare in passerella", e chi invece si può solo permettere di osservare le "sfilate" da lontano, magari attraverso uno schermo, convincendosi che sia giusto così?
Voglio dire, la maturazione di una coscienza nuova dovrebbe coinvolgere non solo chi già "non ha problemi", ma gli stessi disabili.
Ora, in questi esempi notiamo una persona con una patologia invalidante in fatto di mobilità - è un caso "evidente" di disabilità, considerata appunto la presenza di una carrozzina.
Tuttavia, questo mi porta a pensare ad altre situazioni meno problematiche, o meglio - meno "vistose", per esempio quando una persona si chiude in se stessa per un piccolo problema di salute o di estetica. Mi è capitato di vedere amiche isolarsi e rattristarsi per anni solo per complessi legati all'essere troppo grasse/magre, o per particolari morfologici peraltro trascurabili.
E' come se tutte le qualità e sensibilità di una persona si riducessero paradossalmente in un naso aquilino.
Mi è capitato anche in questi giorni di dire ad un'amica: "Senti, tu NON SEI la tua pancia... non dimenticarti di avere un talento, una cultura, tante capacità e sentimenti..."
In questo mondo attuale che tende a porre le cose e le persone "in bella mostra", ho trovato molto autentica e coraggiosa questa voce che parla di una realtà molto più vicina a tutti noi, trattando il tema con rispetto, con la bellezza dell'essenzialità scenica e il ricorso a qualche simbolo teatrale, come un manichino senza testa e una maschera.
Sergio Pessolano 28/03/2009 7:57
Elegantissima, concettuale e artistica collezione. Complimenti!Gianni Boradori 28/03/2009 7:20
Appena tornato da un lungo viaggio in Asia ho avuto il piacere di trovare questo tuo straordinario importante documento frutto di una attenta ricerca,sensibilità e tecnica.Mi unisco con piacere e convinzione al coro di chi mi ha preceduto e ti ringrazio per averci regalato una commossa emozione.
Con molta stima,Gianni
Vincenzo Galluccio 27/03/2009 18:11
"La giusta distanza" è un film di Mazzacurati che racconta la storia di un giornalista di provincia al quale viene consigliato, nell'assimilare le notizie e nel racconto delle storie di uomini e donne,di mantenere la giusta distanza: "nè troppo vicino, nè troppo lontano". Un bel giorno, un uomo, condannato per omicidio, finisce per suicidarsi, ed il giovane giornalista, non credendo a quanto raccontato dal processo, comincia a scavare nella vita delle persone coinvolte: si avvicina ad esse, ne scruta i sentimenti ed i gesti, e finisce per scoprire il vero "colpevole" contraddicendo la necessità della "giusta distanza". Claudio, nel suo bellissimo lavoro fotografico, ha fatto la medesima scelta ed avvivcinandosi alle persone e' riuscito a raccontarne la vitalità.Un gran lavoro umano.