Progetto "Foto&Racconti": A che serve (Franco-Lom)
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Fotografia di gino lombardi
Racconto di lucy franco
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Il suono prolungato della sveglia rompe un silenzio vellutato.
Le lenzuola di seta scivolano sul tappeto iraniano.
Camicia su misura, cravatta Marinella, poche gocce di Pasha, Cartier non sbaglia mai.
Le Oxfords Edward Green di pelle nera sul legno africano del parquet lasciano un suono ritmico, ad ogni passo.
Il clik metallico del Rolex Day Date conclude il cerimoniale.
L'ascensore privato è già in attesa.
Si chiude sull’appartamento 342 nell’esclusiva, più nota strada della down town, per riaprirsi poco distante dalla Cadillac nera, vetri fumé, autista discreto.
L’indirizzo è noto, oggi è il gran giorno: conferenza di relazione per concluso acquisto di multinazionale giapponese. Tra i falchi, la preda è andata al falco più agguerrito: lui.
Il movimento della gonna nera è impercettibile.
Lei è piegata dagli anni e dall’alcool, da giorni e notti passati in quella che è da tempo la sua casa, l’esclusiva, più nota strada della down town.
Il rosso del semaforo ferma la Cadillac dai vetri fumé. Uno spiraglio di vetro abbassato, è abbastanza per inquadrare i due occhi grigi, cristalli ghiacciati, del suo passeggero.
La mano della donna è una vecchia colomba che lenta si poggia sulla fessura.
Il rosso del semaforo, complice, perdura e perdura.
E tutto succede in un attimo: la mano di lei afferra la mano di lui, salita fino allo spiraglio, per allontanarla.
Ma le colombe sono vigili, e forti, inaspettatamente.
E tutto succede in un attimo, in un soffio di alito di alcool scadente.
“A che serve passare dei giorni se non si ricordano?”.
I due occhi grigi seguono la gonna nera che si confonde al nero dell’asfalto.
Quella voce, quelle parole, uno squarcio nella parte più buia della mente, polvere annosa posata dal tempo.
Un ricordo… dove?? uno solo… almeno uno…
Chi è rimasto nella sua memoria?
Chi ha pronunciato il suo nome l’ultima volta, senza timore, senza deferenza, senza astio?
Lei, che è andata via, senza porte sbattute, nel silenzio che amava.
Lei, consumata dalle sue assenze, dal suo ritardo d’amore.
La Cadillac nera si impossessa di nuovo della strada, accolta dal verde accondiscendente del semaforo.
Si ferma ubbidiente davanti ai cristalli lucidi di un grattacielo altissimo.
Lui guarda: oltre lo spiraglio del vetro fumé, oltre la portiera aperta, oltre la divisa perfetta dell’autista discreto, oltre la sua conferenza, oltre l’applauso invidioso dei falchi.
Scende lentamente, e lentamente svolta al primo angolo.
Un ricordo… dove?? uno solo... almeno uno…
Non ha un ricordo da accarezzare.
La vita chiama, dietro quell’angolo... il resto è un solitario, lontanissimo, inutile volo di un falco.
Francesco Torrisi 07/09/2011 18:36
Trovo questo racconto uno splendido tributo all'altare del Tempo Sprecato.Bellissimo il considerare e misurare il "peso" del tempo vissuto con i "ricordi" a esso collegati...è una genialata !!!
Anche qui devo complimentarmi con Lucy per aver trovato una splendida cornice ad uno scatto di Gino di non facile lettura, ma che a conti fatti e con pochi elementi (2 in tutto), riesce ad entrare e toccarti nel profondo come altri non riescono.
Bravi ad entrambi !!!!!!!!!!