Rosina
Tratto dalla raccolta di narrativa
Racconti di gente normale
Titolo: Rosina
Ora si, ora no... ora si, ora no. La vita, come un semaforo, funziona ad intervalli regolari. Ora si. I miei genitori non litigano da ventiquattro ore, ho preso insufficiente al compito di matematica, il mio diciottesimo compleanno si avvicina, che sfiga quest'anno viene di sabato, ho chiesto dei regali fichissimi, un paio di stivali, la play station nuova e il motorino color carta da zucchero.
Mi affaccio al balcone della camera da pranzo, sono le sei del pomeriggio e lui arriva puntuale come al solito, è il più bel ragazzo di tutto il quartiere, si chiama Daniele. Razionalmente ho deciso di perdere la verginità e senza tanti complimenti un giorno mi sono proposta, ci vediamo questo fine settimana a casa dei suoi a Poggio Mirteto. Per l’occasione, consigliata dalla mia amichetta del cuore, indosserò shorts minimal con tacchi a spillo e calze velate, in caso cambiassi idea all’ultimo minuto porto i jeans stretti e scarpe basse, il completo intimo di quelli che ti lasciano il segno, nel senso che è troppo esagerato, mi infonde coraggio, mi sento una pantera pronta sia ad attaccare che a difendersi. Il citofono suona, i miei sono da zia Elisabetta, saluto il cane, un secondo sono giù dalle scale confusa come un pompiere che non ha ancora capito se deve spengere un incendio o difendersi da un’alluvione. Lui mi sorride, è insicuro e lo sguardo che mi dà lo tradisce, il suo volto meraviglioso d’improvviso mi appare buffo, i modi gentili sono troppo gentili, uno zainetto improponibile tanto è sporco e un tatuaggio a forma di samurai con gli occhi all’ingiù e la pelle che profuma d'arancia completano lo sfacelo. Non mi sono mai chiesta perchè mi è piaciuto fin dal primo istante in cui l’ho visto cosi tanto. Invento una scusa banale, un improvviso mal di testa, e batto in ritirata. Alla mia amica ho raccontato che ci sono cose che finiscono senza mai essere veramente iniziate come un cremino che ti cade in bocca prima che tu riesca a gustarlo facendoti sentire quel dolore sordo sui denti ghiacciati. Lei mi rincuora, mi dice che quando arriverà quello giusto per entrambi, il calore della vita scalderà i nostri aliti affannati dall'oblio del primo orgasmo. La mia prima volta odorerà di sensazioni che disorientano, di emozioni che splendono, dai sorrisi complici che emergono, dai baci che ci scambieremo.
La mia amica è una poetessa nata, Rosina è romantica, struggente, mi fa quasi venire le lacrime agli occhi, ha una natura pacata, sogna di avere una famiglia numerosa, di sposarsi nel mese delle rose con un ragazzo buono e di poche pretese, al contrario esatto di me che non ho nessuna intenzione di sposarmi e che desidero uno bello, ricco e famoso.
Ci sono delle volte che riesco in poco tempo a raggiungere l’obbiettivo prefissato, è allora che mi sento come se avessi inseguito l'orizzonte.
Rosina mi suggerisce di provare ad afferrare il tramonto con le mani, ridiamo insieme di gusto mentre immaginiamo di scuotere la palla arancione per davvero. La foto dei nostri traguardi sportivi insieme, ci guarda dal comò. Abbiamo vinto in coppia giocando a tennis un torneo regionale ed un provinciale, abbiamo smesso di comune accordo quando ci siamo rese conto che nessuna delle due aveva intenzione di proseguire in tal senso.
Quando esco da casa di Rosina la pioggia si ferma, restano solo i frammenti di un ardore emotivo e sessuale rimandato a chissà quando.
Il vento incalza ma non asciuga nulla, non c'e' altro riparo per me che camminare, cercare, fuggire, inventare la mia prima volta.
I passi fanno strada nella solitudine del mondo dei desideri di un’adolescent
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