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Sempre caro mi fu quest'ermo colle,... gino lombardi
“Rispondi al commento”, dice la mail di fotocommunity Service IT. “E’ una parola”, dico io. Cosa potrei dire di un commento così colto e onorevole?
Già mi immagino la foto esposta al Metropolitan Museum of Art di New York e file chilometriche di visitatori provenienti da ogni dove e titoli cubitali sulle più famose testate giornalistiche e… Notevole volo pindarico, dal quale certamente cadrei rovinosamente, per fortuna c’è la siepe a dirmi di considerare la realtà - non meno gratificante dell’immaginario – del tuo bellissimo commento. Grazie.
Quando fui a Recanati tempo fa, non mancai ovviamente di visitare il famoso ermo colle, e potei rendermi conto come si trattasse piuttosto di un semplice pendio. Ma a Lui, ragazzino con già gravi problemi ossei e articolari e altresì dotato di sconfinata fantasia, doveva sembrare una vera e propria montagna.
Per 25 anni egli non conobbe altro che le strette vie di Recanati spesso mirate solo dalle austere stanze nobiliari della casa natia, tappezzate di libri, dove egli rimase lungamente recluso, praticamente ostaggio delle idee di un padre reazionario e di una madre religiosa fino alla superstizione. E dove ebbe inizio il suo studio matto e disperatissimo.
Caduto inevitabilmente preda di un grave bipolarismo, egli ondeggiava costantemente da un’euforia sfrenata alla disperazione più inconsolabile, ma sempre con un acuto disagio sociale e il costante desiderio di evadere dall’ambiente recanatese, a suo dire centro d’'inciviltà e d'ignoranza mondiale. (mondiale è locuzione mia, lui si limitò più generosamente a definirla europea)
Dunque fin da bambino l’unico divertimento per lui fu lo studio, tutto il resto noia (ecco da dove ha attinto il cantante Califano).
Dunque l’ermo colle era per lui l’unica via di fuga esistenziale, per quanto circoscritta, dove i suoi pensieri potevano prendere il volo , anche se limitatati dalla provvidenziale siepe a impedirgli di spingersi troppo oltre, sia con la visuale che con l’immaginario.
Serviva tale siepe a delimitare opportunamente anche nella sua testa l’angusto confine entro cui egli sapeva d’essere relegato - volente o nolente - sia dall’autorità paterna che dall’impossibilità economica a finanziarsi una propria indipendenza, ma non di meno dall’enorme timidezza e dal senso d’ inferiorità provocati dal suo fisico malaticcio e disarmonico.
Meglio forse continuare a sognare lontani dalla realtà? Così pare infatti, perché quando egli, ormai adulto, realizzò di intraprendere il suo primo viaggio a Roma, ne tornò deluso dall’impressione squallida e modesta rispetto a come se l’era figurata studiando i classici. Fu colpito dalla vistosa corruzione della Curia e l'alto numero di donne di malaffare gli fece abbandonare l'immagine idealizzata che si era fatto della Donna al suo villaggio.
Possiamo quindi istituire LA SIEPE – in fondo unico dettaglio considerato nella tua rappresentazione - come una forma di autotutela da idealismi e voli pindarici e dalle possibili delusioni che comportano?
Mi piace l'idea!
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lucy franco 16/09/2016 11:54
tra le tue migliori, la si rivede sempre con piacereFausta Filipponi 15/09/2016 1:04
Applausi!gino lombardi 14/09/2016 19:54
@ Cris“Rispondi al commento”, dice la mail di fotocommunity Service IT. “E’ una parola”, dico io. Cosa potrei dire di un commento così colto e onorevole?
Già mi immagino la foto esposta al Metropolitan Museum of Art di New York e file chilometriche di visitatori provenienti da ogni dove e titoli cubitali sulle più famose testate giornalistiche e… Notevole volo pindarico, dal quale certamente cadrei rovinosamente, per fortuna c’è la siepe a dirmi di considerare la realtà - non meno gratificante dell’immaginario – del tuo bellissimo commento. Grazie.
ann mari cris aschieri 14/09/2016 14:29
Quando fui a Recanati tempo fa, non mancai ovviamente di visitare il famoso ermo colle, e potei rendermi conto come si trattasse piuttosto di un semplice pendio. Ma a Lui, ragazzino con già gravi problemi ossei e articolari e altresì dotato di sconfinata fantasia, doveva sembrare una vera e propria montagna.Per 25 anni egli non conobbe altro che le strette vie di Recanati spesso mirate solo dalle austere stanze nobiliari della casa natia, tappezzate di libri, dove egli rimase lungamente recluso, praticamente ostaggio delle idee di un padre reazionario e di una madre religiosa fino alla superstizione. E dove ebbe inizio il suo studio matto e disperatissimo.
Caduto inevitabilmente preda di un grave bipolarismo, egli ondeggiava costantemente da un’euforia sfrenata alla disperazione più inconsolabile, ma sempre con un acuto disagio sociale e il costante desiderio di evadere dall’ambiente recanatese, a suo dire centro d’'inciviltà e d'ignoranza mondiale. (mondiale è locuzione mia, lui si limitò più generosamente a definirla europea)
Dunque fin da bambino l’unico divertimento per lui fu lo studio, tutto il resto noia (ecco da dove ha attinto il cantante Califano).
Dunque l’ermo colle era per lui l’unica via di fuga esistenziale, per quanto circoscritta, dove i suoi pensieri potevano prendere il volo , anche se limitatati dalla provvidenziale siepe a impedirgli di spingersi troppo oltre, sia con la visuale che con l’immaginario.
Serviva tale siepe a delimitare opportunamente anche nella sua testa l’angusto confine entro cui egli sapeva d’essere relegato - volente o nolente - sia dall’autorità paterna che dall’impossibilità economica a finanziarsi una propria indipendenza, ma non di meno dall’enorme timidezza e dal senso d’ inferiorità provocati dal suo fisico malaticcio e disarmonico.
Meglio forse continuare a sognare lontani dalla realtà? Così pare infatti, perché quando egli, ormai adulto, realizzò di intraprendere il suo primo viaggio a Roma, ne tornò deluso dall’impressione squallida e modesta rispetto a come se l’era figurata studiando i classici. Fu colpito dalla vistosa corruzione della Curia e l'alto numero di donne di malaffare gli fece abbandonare l'immagine idealizzata che si era fatto della Donna al suo villaggio.
Possiamo quindi istituire LA SIEPE – in fondo unico dettaglio considerato nella tua rappresentazione - come una forma di autotutela da idealismi e voli pindarici e dalle possibili delusioni che comportano?
Mi piace l'idea!
isabella bertoldo 13/09/2016 23:58
grande interpretazione originale leopardiana....sei sempre G&G Lom...Qui ti ritrovo e mi infondi speranza nell'intelligenza umana!!!!!complimenti..