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Una vita da Killer

Progetto letterario e soggetto cinematografico
Autore: Anna Maria Gaglioli
Titolo: Una vita da killer
I Parte
Introduzione: La vita di una donna che vive tra sogno e realtà in una città come New York in attesa che la polizia catturi un serial killer affetto da deturpazione mentale figlia di una genesi malata, non è certo delle più semplici da comprendere e da accettare, neppure per una come Mary Mc Raimond. Per le sue facoltà paranormali da ragazza entra a far parte di un programma di addestramento sperimentale finanziato dallo stato. Durante le esercitazioni, viaggia nel tempo raccontando allo psichiatra che la tiene in cura, con minuziosa, lucida e ignara crudeltà, fatti di cronaca che sarebbero accaduti negli anni a venire. Un giorno, durante una seduta di analisi, rivela all’equipe che la sua morte sarebbe avvenuta per mano di un killer. Il padre di Mary è un broker inglese, si chiama Rudolf, vive tra Roma e Londra. Messo al corrente della situazione, decide di collaborare con i servizi segreti.
Rudolf:
Un mese dopo…
Rudolf:
Gli incubi di Mary Mc Raimond iniziano subito dopo la scarcerazione del killer…
Sean:
Una settimana dopo….
Sean:
Il Tempo Onirico è contrassegnato da due fattori: la paura del killer nel rendersi conto di essersi innamorato e la speranza di lei… nel riuscire a venir fuori dall’incubo... viva.
II Parte
Sean:
Mary si sveglia di soprassalto con il cuore e il ventre in protezione. Il killer è seduto sul suo letto, il volto dell’uomo è madido di sudore, si rivolge a lei e le fa cenno di seguirlo. Mary si alza e senza dire una parola si prepara in fretta. Il taxi lascia l’albergo pochi minuti dopo, diretto all’aeroporto. In senso inverso, una berlina nera sfreccia sulla statale, diretta all’inferno. Il congegno ad orologeria esplode appena Rudolf ed il capo irrompono nella stanza vuota…
Notiziario: Dalle prime indagini pervenute alla nostra redazione, le vittime della tremenda esplosione, avvenuta oggi in un albergo al centro di New York, sono almeno dieci. La tragedia sembra essere frutto di un regolamento di conti.
Sean:
Mary lascia il commissariato alle sei del pomeriggio. Dall’identikit che ha fornito al Corradi, il killer è un uomo cinquantenne. La donna, dopo l’assassinio della sua psichiatra, viene inglobata dai servizi segreti in un nuovo programma di ricerca in grado di contrastare una genia distorta nata da sperimentazioni fatte su esseri umani malati di deturpazione mentale figlia di una genesi malata.
Mary:
Moretti:
Mary:
Moretti:
Giunta a casa, Mary scivola con un sospiro sui morbidi cuscini del divano della camera da pranzo, si addormenta davanti alla televisione e per la prima volta riesce a vedere il volto del killer.
L’uomo, dopo aver acceso una sigaretta, si dirige in salotto. Per qualche tempo rimane appoggiato alla finestra a fissare la sua immagine riflessa nelle vetro, mentre, da fuori, la pioggia di riflesso gli riga il volto. Poco dopo, mentre sta pisciando nascosto dietro ad un angolo buio sulla strada, passano davanti ai suoi occhi i momenti più trasgressivi trascorsi con Vanessa nel giorno del suo diciottesimo compleanno. In quell'occasione sua madre gli aveva detto: “Ora sei un uomo quindi segui il mio consiglio, evita in questa vita di avere rimpianti”. Quel giorno le mani della donna, con la stessa solerzia con cui l'assassino pulisce la scena del delitto, lo avevano carezzato nelle parti intime e lì… era successo l’inevitabile. Era stata la notte più lunga della sua vita. Buia e fredda come quelle notti che, da malati, non si vede l'ora che passino in fretta. Ma non era malato. “Lei” lo aveva sedotto e lasciato a se stesso. Dal giorno successivo, in lui, qualcosa era iniziato a cambiare. Il capo gli era accanto, ma era come se non ci fosse, come un treno fermo da troppo tempo alla stazione e smanioso di riprendere il cammino… un cammino guidato dalle perversioni oscene di “Lei” che cadeva tra le braccia di uomini sempre diversi… lo facevano davanti a lui, ignorando la sua presenza… a volte in piedi, di fretta... a volte gli amplessi duravano per ore tanto che, stremato, si assopiva… Sean tira su la cerniera dei jeans e si allontana in cerca della sua prossima vittima da sbranare…
Mary si sveglia in preda ad un sordo e intenso terrore, accende la tv. Sul canale satellitare trasmettono un programma divertente. Fuori inizia a piovere, la donna si alza e per lungo tempo rimane appoggiata alla finestra a fissare la sua immagine riflessa nei vetri, mentre fuori in strada un uomo vestito di stracci, seguito da un cane, cammina lentamente. Il tempo di vedere la pioggia rigargli il volto… il lampo ed un tuono… e la figura scompare nel nulla… Innervosita e stanca, decide di andare a letto. Mentre sta per spengere la televisione, il programma è interrotto da un notiziario flash. La sua psichiatra è stata trovata sgozzata in quello stesso studio dal quale era uscita il giorno precedente. Il temporale imperversa sulla città e il rumore della pioggia copre pudicamente le lacrime che a Mary prendono a scivolare copiose sul viso privato ormai del sonno, mentre, una sensazione di disgusto, le attanaglia l’anima. Passando davanti allo specchio del corridoio alza gli occhi e scorge per qualche breve istante la sua immagine riflessa. Si chiede perché sta succedendo tutto questo. Con gli occhi gonfi di pianto affida ad un gesto meccanico la ricerca dell'interruttore del bagno. La sua storia è un ponte di legno sospeso tra gli scogli e la terra ferma. Egli riduce la distanza del mare, dall'infinito. Ma quel mare è pieno di sogni insidiosi, non è un suo alleato. Quel ponte non è in grado di reggere il suo destino… è un ponte rivolto al passato. Non ha in sé la prospettiva del futuro. Una rabbia improvvisa assale la donna. Una tensione devastante le intima di fare qualcosa. Prende il soprabito ed esce di casa. In un crescendo di follia e irrazionalità, si dirige, seguita dalla scorta a casa del commissario Corradi che la ospita per la notte. Mary sogna nuovamente il killer. Persa nell’irrealtà onirica sente quanto forte può essere il dolore di una pugnalata. Quanto sia profonda la ferita di chi è ucciso per sete di vendetta. Quanto è fredda la solitudine di chi ha un morto da seppellire l’indomani… Due giorni dopo Corradi accompagna la donna all’aeroporto. Con lei viaggiano un poliziotto in borghese e un amico a quattro zampe di nome Flash. È una splendida giornata di sole. Sean si sveglia, il corpo madido di sudore. Alle spalle ha lasciato una notte come tante. Dalla finestra entra insistente la luce bianca del neon che riflette sulle pareti della sua stanza da letto, l'immagine stanca in bianco e nero dell’insegna “Hotel”. L’uomo ricercato dalla polizia e dai servizi segreti alloggia proprio di fronte alla sua villa finita sotto sequestro dopo la morte della madre e sorvegliata dalla pattuglia di ronda. Apre il frigo e un esercito di lattine di birra si mettono sull'attenti, orgogliose e fiere di servire la causa distruttiva del loro padrone. Afferra l'acqua e ingurgita grossi sorsi di liquido con la stessa avidità con la quale, dopo aver baciato il basso ventre della psichiatra, aveva provveduto ad ucciderla ... mentre la guardava contorcersi a terra agonizzante poco prima che morisse, gli era venuta voglia di bere un caffè perché dall'appartamento a fianco arrivava un buon aroma… Sean, a fatica, riemerge dalla scena del delitto, fa pipì e torna a letto… un colpo alla tempia lo riporta in piedi… il cane ha bisogno anche “Lui” di fare pipì… i pensieri gli cadono in terra lasciando sul pavimento tracce liquide di vita vissuta come delle bottiglie che disperdono il loro contenuto dopo essersi rotte a seguito di un’improvvisa scossa di terremoto… è stanco e fa fatica perfino a camminare tanto che trascina i piedi… la bestia non conosce pietà e gli tira due calci violenti nello stomaco per farlo svegliare… Sean, quasi paralizzato e con un groppo in gola, apre la porta di casa non prima di aver fatto una panoramica dallo spioncino. Un silenzio innaturale avvolge il pianerottolo. Per un attimo pensa che sia tutto frutto della sua macabra immaginazione. Poi vede la porta di uno dei suoi vicini, socchiusa, avvolta in un accecante bagliore di luce. L'odore di caffè sveglia la bestia. Non fa in tempo a sincronizzare pensiero e azione… si sente appena il sibilo soffocato… un maldestro tentativo di urlare… la donna cade ai piedi del compagno che si ritrova a terra con il cuore al triplo dei battiti. Il marmo freddo del pianerottolo sembra un'appendice naturale dei suoi arti. Le estremità del corpo sono fredde come gli occhi di chi gli ha appena tolto la vita... le luci dell’ambulanza e la pattuglia della polizia… la luce prima del suono… tutto è tornato alla normalità…
Sean:
Per un attimo Sean pensa che sia tutto frutto della sua immaginazione. Poi vede dal buco della serratura la porta di uno dei suoi vicini, socchiusa, avvolta in un accecante bagliore di luce. L'odore di caffè, al quale poche ore prima aveva rinunciato, ora è lì a fargli compagnia. Bussano. La voce di un uomo gli intima di aprire. Sean rimane seduto in cucina con le mani in testa e i gomiti ben piantati sul tavolo come integerrime sbarre di frontiera. Una frontiera improvvisata che divide il suo mondo onirico, distrutto, dal mondo esterno di cui rimane ambasciatore incredulo e spaventato. Il coltello è sul tavolo accanto a lui. E' freddo e insanguinato. Le mani prendono le distanze dal volto. Gli occhi si separano dalla sua mente e sfidano lo specchio dentro il quale Sean riesce a percepire la sofferenza, la disperazione, per un amore non corrisposto. Vede la sua “mano addestrata” ad uccidere per quella che è… la mano di un killer, la stessa che avrebbe, in qualsiasi momento, potuto uccidere la sua parte umana. Il pensiero di Mary torna prepotente e davanti a quella strana sensazione di qualcosa che non conosce, l’uomo, mentre la polizia irrompe nella stanza, si rannicchia sul pavimento e piange disperatamente… la sua vita da killer iniziò un freddo pomeriggio di dicembre… la neve aveva coperto tutto, anche i pensieri cattivi. Era sdraiato sul divanetto in camera sua e non aveva nessuna intenzione di aprire la porta al capo. Lasciò ad una sorsata di whisky il compito di portare via qualsiasi ripensamento. Sua madre, per invogliarlo ad aprirle, fece passare sotto alla porta una lettera. Era profumata e invitante, diceva che aveva aperto un buco nella parete che divideva le camere da letto di entrambi e che, attraverso il foro, lui avrebbe potuto guardarla, mentre si accoppiava con i suoi amanti. La prima volta che lo usò, la stanza della madre era semibuia. Mentre osservava le scene di sesso sentì per la prima volta il “cane” bussare alle tempie. La mano agguantò una cosa appuntita e la conficcò in una gamba provocandosi uno squarcio che, la notte stessa, al pronto soccorso, il medico di turno gli saturò con cinque punti. Al capo piaceva il buio. Spesso gli sussurrava che la aiutava a pensare infondendole il coraggio giusto per guardarsi dentro. Al buio era meno doloroso mettersi in discussione. La sera in cui accoltellò e sbranò un essere vivente, il televisore della sua camera da letto aveva l'audio in “mute”. La paura di amare e di soffrire gli annebbiò per sempre il cervello geneticamente provato. La sua sarebbe divenuta, negli anni, una storia fatta di coincidenze, silenzi, erotismo estremo, perversioni e omicidi orrendi. Il telefono squilla riportando Sean alla realtà. L’uomo risponde. Dall’altra parte una voce metallica si prende gioco di lui, la porta della camera d’albergo si spalanca. L’estraneo gli lega le mani dietro la schiena, dice che è lì per mettere fine al suo dolore. Uno sparo echeggia nell’aria…
La fila allo sportello era lunga, Mary pensò che assomigliava ad un lungo serpente pronto a suggere il sangue di tutti coloro che arrivavano alla sua testa. Un brivido le percorse il corpo ricordandole che non amava attendere. Per qualche minuto si forzò a rimanere lì, ferma. Fuori iniziava a piovere. Quando la pioggia divenne torrenziale, la donna decise di uscire. Quella notte fece il solito sogno. Le carte che tanto amava le apparvero come un inquietante serpente che presto l’avrebbe avvolta nella sua spirale, soffocandola. Si svegliò sudata e in preda ad una feroce paura che riuscì a superare grazie all’aiuto della polizia ma lei questo ancora non poteva saperlo e imputò lo stato di benessere che sentì nella sua testa all'aiuto di un angelo. In realtà il suo incubo era finito per sempre.

In fede l’autore Anna Maria Gaglioli

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