Varanasi - Panchganga Ghat
http://goo.gl/maps/GnCtl
La mattina dell'11 agosto 1999 ci svegliamo alle cinque meno un quarto. Piove e il tasso d’umidità é altissimo. La nostra nuova guida, una giovane donna obesa, ci accompagna in taxi al Panchganga Ghat, la più grande scalinata che s’immerge nel Gange, dove, già così presto, prima del sorgere del sole, centinaia di seguaci dei venti milioni di divinità indù eseguono le abluzioni di purificazione.
In un clima di assoluta pace, dove gli unici rumori sono i movimenti della gente nell’acqua e il canto degli uccelli, saltiamo su una barca di legno spinta a remi da un paio d’adolescenti in canottiera. Le nuvole sono basse sulla sponda opposta e la luce del sole comincia ad illuminare le facciate bianche dei piccoli templi dai caratteristici tetti. Allontanandoci dalla riva, la nostra guida comincia a raccontare la storia della città, le usanze e i costumi, ma non le prestiamo molta attenzione. È il favoloso spettacolo a parlare in questo momento, riducendo l’infinita spiegazione in lingua inglese a un fastidioso e petulante audio di fondo.
Dopo alcuni chilometri e una buona mezz’ora, torniamo al ghat di partenza, dove, ormai illuminati dalla luce del sole diffusa dalle nuvole, una miriade di fedeli occupano completamente le scalinate, attendendo il loro turno per immergersi nelle fredde acque. La massiccia affluenza di oggi è dovuta all’eclissi di sole, che nell’antichità incuteva timore e fascino misterioso. Alcune donne dimenticano per un attimo il loro pudore per lavarsi il seno, altre usano un bastoncino di legno bagnato con l’acqua del Gange e se lo passano sui denti, incuranti dei rifiuti che passano trasportati dalla corrente. Un tizio ci sfiora nuotando a stile libero, mentre il cadavere di un animale gli passa a un paio di metri.
patrick hyrailles 29/03/2015 8:03
beau cliché bravomike snead 29/03/2015 1:40
formidable.un caro saluto.
mike