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Il notaio

Tratto dalla raccolta di narrativa
Racconti di gente normale

Titolo: Il notaio

Gli uomini di una volta col sangue e l’onore, combattevano, sognavano, scrivevano, soffrivano per amore, erano fedeli, costruivano generazioni, tramandavano i nomi, facevano della loro donna una regina. Mio nonno era uno di loro.
Lo ricordo seduto con la sua lampada ad olio, all’ombra di una di quelle sere stellate ove il tondo perfetto della luna spuntava dalla finestra aperta, illuminando lo scrittoio dove lui, di sovente, chino su pile di scartoffie da mattina a sera, ligio al dovere suo, lavorava indomito per ore e ore fino a tarda notte . Mio nonno era il notaio del paese. Di notte amava scrivere e pensare al futuro immerso nel silenzio della campagna circostante. Diceva sempre, quando prima di coricarmi lo andavo a salutare, .
Da bambino, non riuscendo a comprendere appieno il significato delle parole , spesso rimanevo incerto e frastornato. Lui, per mettere fine alla conversazione,e togliermi dall’imbarazzo mi congedava con una pacca sulla spalla spingendomi delicatamente verso la porta da dove ero entrato.
L’inchiostro non doveva mai mancare dal suo calamaio.
Io, quando il nonno non era in casa, dopo aver fatto i compiti entravo di soppiatto nello scrittoio e rimanevo affascinato a guardare, per tutto il tempo che mi veniva concesso i quadri e gli arazzi giganteschi appesi alle pareti .
In cinquantatre anni, nonostante innumerevoli tentativi, sono riuscito soltanto una volta a dipingere sulla carta, come faceva lui, i miei pensieri rivolti poi a fantasticherie sull’amore senza ritorno. Di sovente, prego il Signore nostro di aiutarmi a realizzare un sogno ricorrente.
“Sono in cima ad una collina e, davanti alla bellezza di un tramonto, conosco una donna. Le dico, stringendo le mani di lei tra le mie, che desidero ricevere un sorriso capace di racchiudere in sé, il mare, il sole, il vento. La voce della donna è dolce e soave come il rumore delle onde ed il fruscio dei faggi nella stagione dei cervi in amore”.
Mi sveglio ogni volta con la malinconia di non essere riuscito a vedere il suo viso nascosto in parte da una fluente chioma del color del grano. Tra me e me rifletto sul fatto che di una creatura così non avrei paura e mi lascerei amare senza riserve con trasporto e dedizione assoluta. Da qualche tempo la solitudine è pesante, la porto in spalla per tutto il giorno come una balla di fieno appena falciata, rotolo incessantemente su tutto il mio corpo . Di notte, nel letto, giro e rigiro le lenzuola stremato dal malessere che ho chiamato solitudine, prima di addormentarmi penso agli occhi della sconosciuta riflessi nella luna, sono grandi, immensi come il buio che mi avvolge quando la fantasia vola via e non mi permette di sognare ad occhi aperti.
Nell’oblio investo quasi tutto il tempo libero, sazio la mente plasmando sagome e ricordi. Chimere ed elfi popolano vanesie visioni e tanto basta alla giornata passata per renderla meravigliosa e intensa come questo cielo stellato che silente ogni notte regala gioia ai miei sorrisi.Forse, un giorno, come mio nonno, riuscirò a realizzare il sogno della vita, incontrare una donna capace di darmi un sentimento che sappia inondarmi il cuore con il suo amore e risvegliare in me sensazioni da tempo sopite.

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