Il primo lunedì del mese
Tratto dalla raccolta di narrativa
Racconti di gente normale
Titolo: Il primo lunedì del mese
Oggi, domenica 30 Luglio e a ridosso del primo lunedì del mese, ho scritto la storia più bella della giornata, due pagine in tutto, e l'ho cancellata per errore. Seduta sullo scatolone delle cose da non buttare e non conservare (scatolone pieno di cianfrusaglie, ricordini, cazzatine, gadgettini, biglietti di auguri appartenenti al mio passato). Nell’indecisione se disfarmene una volta per tutte oppure no, ho preso un foglio di carta ingiallita dal tempo, una penna ancora funzionante, e la storia l’ho iniziata a scrivere di getto, senza fare sbavature, a parte qualche virgola di troppo e un accento senza senso su una sillaba di dubbio gusto. Poi, la gatta che abita la mia soffitta da circa due anni, ha miagolato e sono scesa d’abbasso per prenderle da mangiare. Pazientemente l’ho accarezzata per un po’, è viziata a tal punto che senza coccole non tocca cibo. Quando finalmente ha iniziato a sgranocchiare i suoi croccantini preferiti, mi sono concentrata nuovamente sul pezzo ma niente da fare perché Micia ha fatto il diavolo a quattro e, nel tentativo di farmi capire che voleva compagnia, si è sdraiata sul tavolo e si è raggomitolata proprio sopra al foglio ingiallito sul quale ho cessato di scrivere. E' stato allora che l'ho fatto. Ho riavvolto il filo dei miei pensieri come un serpente a sonagli a caccia di vittime, ho distrutto il mio operato spezzettandolo minuziosamente, mi sono vestita e sono andata dove ero sicura che l’avrei incontrato. Per l’occasione, ho indossato una storia di seconda mano, l’ho vomitata su un bancone saturo di gente annoiata. Bugie e turbamenti di vario genere e natura, affogati in superalcolici dai colori invitanti e ombrellini variopinti, hanno ballato e riso alle mie spalle. Mentre sorseggiavo un cocktail immenso con dentro due olive verdi dalle proporzioni gigantesche, ho parlato con lui senza ascoltarlo. Il senso di colpa ha presto sostituito indegnamente, uno dopo l’altro, i miei cinque sensi. Dopo di che, schifata dalla mia poca volontà di portare avanti le iniziative di qualsiasi genere e natura, con la mente offuscata e lo sguardo annebbiato, ho fatto ritorno a casa. L’indomani, sono arrivata sul posto di lavoro alle nove e quarantacinque, puntuale come un'impiegata a tempo determinato che aspetta la proroga del progetto di tre mesi in tre mesi, convinta che un comportamento integerrimo possa aumentare le chance di essere assunta a tempo indeterminato.
Come autopunizione di tipo perverso, ho indossato tacchi a spillo visibili, profumo taroccato da dieci euro (per le colleghe “estratto di vattelapesca”), gridolini e sorrisi a iosa per coloro che mi salutano, il tutto condito con pittoresca e grintosa recitazione per avere quei favori utili a lavorare sempre meno.
Oggi siamo niente altro che ipocrite rappresentazioni della nostra insoddisfazione quotidiana, panni appesi a fili che reggono a malapena cinque anni di strazio mentale nel senso che “se perdi il lavoro quando cambiano le cose al vertice, come vivi?”
L’unica soluzione rimane “fare finta di nulla” e cercare di lasciare meno tracce possibili del proprio passaggio su questa terra sperando di farla franca almeno nel giorno del funerale.
Al camposanto ci arrivi in una scatoletta con dentro le tue ceneri, il parroco le tira in aria e la tassa sulla polvere non la devi pagare perché non c’è, agli eredi lasci un sorriso, una frase ironica ed i soldi della cerimonia.
Mario, uno dei dipendenti della società per cui lavoro, prende appuntamento e la maggior parte delle volte arriva in ritardo, si scusa con me più o meno sempre allo stesso modo:
- Antonietta perdonami, lo so che oggi è lunedì e che sono in ritardo ma ho tradito un ideale, l'ho fatto per scommessa. Proprio ieri la squadra avversaria ha segnato all'ultimo minuto e ho urlato "Goal" nella mia curva di sempre fra sguardi attoniti e cuori lacerati dalla rabbia. Dopo di che ho avuto un malore e stamattina non riuscivo ad alzarmi dal letto per il mal di testa! -
Ogni primo lunedì del mese a Mario lo guardo senza proferire parola.
Lui mi dice che quello che ha appena finito raccontarmi non corrisponde alla verità. Io so che non è vero ma non importa, tanto ho avuto modo di capire nel corso del tempo che non riesce proprio a non raccontare cazzate a raffica quando è su di giri. Poi inizia una pantomima riguardante un tradimento o presunto tradimento che, ho avuto modo di notare, cambia a seconda del suo umore e di come ha trascorso il fine settimana. Ogni volta lo ascolto con attenzione:
- L'ho tradita sul serio! - mi dice con aria preoccupata.
- E questo è tutto, non mi importava di nulla, tranne che di non farmi scoprire. Era quello il mio unico solo e reale godimento. Dopo mi sono sentito come quegli strampalati turisti il cui piacere estremo risiede solo nel viaggio, tonnellate di chilometri per poi tornare indietro. -
Per mantenere rapporti cordiali e farlo contento gli faccio sempre la stessa domanda, gli chiedo chi è la sua attuale amante. Lui mi risponde strizzandomi l’occhiolino e lascia intendere cose pornografiche sempre con la stessa.
Per fortuna Mario viene in sede solo il primo lunedì di ogni mese, sono io a dargli i cedolini dei buoni pasto!
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